Osservare quello che succede in Papua Nuova Guinea in questi mesi significa venire rimbalzati all’improvviso in uno dei periodi più bui della storia d’Europa: il Medioevo. Con il suo sonno della ragione, il terrore del progresso e il fanatismo religioso del Malleus Maleficarum.
In Papua Nuova Guinea la “stregoneria” è un reato previsto dal codice penale e regolamentato da una legge del 1971. Nella maggior parte dei casi, sono le donne a fare le spese di una legge così ingiusta e retrograda, accusate di aver messo in atto sortilegi di ogni tipo e per questo esposte al rischio di episodi di giustizia sommaria e fai-da-te. In realtà la “stregoneria” è un mero pretesto per accanirsi contro le donne, un fenomeno estremamente diffuso nella Papua Nuova Guinea, paese caratterizzato da una profonda misoginia e nel quale è opinione comune che quando muore un uomo, la colpa è sempre di qualcuno, meglio se donna.
E così il 28 marzo sei donne e un uomo sono stati catturati da una banda di “cacciatori di streghe”, spogliati e torturati mediante l’inserimento di bastoni arroventati negli organi genitali. Il 6 febbraio scorso una ragazza di appena vent’anni era stata catturata, legata, cosparsa di benzina e quindi arsa viva.