Per colpa di un disguido del Provveditorato (che ha recapitato alla loro scuola un mail non certificato oltre la scadenza) coloro che lavorano nella commissione tosta si sono trovati, stamani, alle prese con una grana. Vale a dire, la necessità di riempire una serie di moduli cruciali per il futuro di tutti (si parla di ore di lezione, di classi, di organico) con ritardo, perché – se il messaggio fosse arrivato in tempo – la scadenza sarebbe stata ieri.
Preso atto che, nella circostanza, l’aiuto del loro vicepreside (che la ‘povna in più di un’occasione non ha esitato a definire piùcheretto) sarebbe stato nullo, la ‘povna ed Esagono si sono così ritrovati di fronte a un bel dilemma. O mandare all’aria, senza avviso e all’ultimo momento, i loro piani per il pomeriggio; oppure fare di necessità virtù, e rimanere insieme a scuola a lavorare. Ed è quello che è successo, alacremente. Per cinque ore e più consecutive, senza sosta, si sono dedicati al futuro loro proprio e a quello di alunni e colleghi, con impegno. Facendo e disfacendo tabelle, provando e riprovando, cercando soluzioni. E, di certo, a entrambi è venuta ben più di una volta, maliziosa, la tentazione di portare all’altro la giustificazione per una fuga motivata con anticipo (rispettivamente: la sorte dei bambini che quel pomeriggio erano in teoria affidati a lui, Esagono, un casino burocratico-giuridico di dimensioni cosmiche relativo a via dei Matti, per la ‘povna). Ma tutti e due si sono esplicitamente garantiti il sostegno fino alla fine del compito. E non perché la ‘povna ed Esagono fuori scuola siano amici, si telefonino, si chiedano e diano personali notizie. Ma perché così si fa – sarebbe buona norma fare – tra colleghi, sempre. Per quel minimo di rispetto ed etica professionale. E dunque tutti e due hanno alternato al lavoro telefonate di contenimento, e racconti sulle loro rispettive sfighe privatissime, dandosi solidarietà reciproca (molta), ma senza per questo abbandonare la postazione.
E alla ‘povna, che pure torna a casa sfatta, dopo un pomeriggio di ordinario dovere scolastico, piace allora immortalare questo esemplare pomeriggio. Esempio, non eroico, ma semplicemente normale (e proprio per questo forse insolito) di ciò che lei intende per “fare scuola”.
“England expects that every man will do his duty” (Lord Horace Nelson, Before Trafalgar)