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La trama (con parole mie): Matt King è un avvocato hawaiano dalla solida etica lavorativa, nonchè amministratore unico dei beni della sua famiglia, in possesso di un patrimonio più che consistente legato all'antica stirpe reale che dominava l'arcipelago. Matt King è sposato con Elizabeth, appassionata di sport estremi, sua compagna e madre delle loro due figlie, Scottie ed Alexandra.Il loro matrimonio non va affatto bene. E le prospettive non sono buone, dato che Elizabeth è in coma a seguito di un incidente durante una gara in motoscafo.Quando il medico comunica all'uomo che la moglie non si riprenderà più e le macchine che la tengono in vita verranno staccate, quest'ultimo dovrà prendere coscienza di un lato quasi sconosciuto della sua vita e della sua famiglia, che lo porterà a viaggiare con Scottie ed Alexandra per conoscere l'uomo di cui Elizabeth si era innamorata.
Alcuni film sono come gli amici di una vita, o i membri della propria famiglia.Ci si può scontrare, arrivare a prendersi a botte, gridarsi contro, a volte esagerare come con nessun altro.Eppure si ha sempre la sensazione che ci sarà la possibilità di tornare da loro, neanche fossero parte della nostra casa. O la casa stessa.Perchè quelle persone ci conoscono per quello che siamo, sanno quante volte andiamo in bagno durante il giorno, come dormiamo, in che modo ci sediamo a guardare la tv, come e cosa ci piace.Può essere che non sappiano tutto, ma è come se avessero in mano quello che serve per poterci amare. Di più, non ci sarà bisogno di chiedere.Matt King, protagonista di Paradiso amaro - pessimo adattamento dell'originale The descendants - scopre tutto questo sulla sua pelle, quasi la vita avesse voluto svegliarlo dopo anni di sonnecchiosa routine: il viaggio che affronterà accanto alle figlie in attesa di dare addio alla sua compagna di vita, nella migliore tradizione del road movie di formazione, una camminata sulla corda in bilico tra introspezione e passionalità, lacrime e risate, rappresenterà per lui, più che una perdita, una rinascita, tanto da ricordarmi un'altra ottima pellicola di ricerca come questa, quel Broken flowers che mi lasciò entusiasta dell'accoppiata Jarmusch/Murray al Festival di Cannes qualche anno fa.Alexander Payne, che di film onesti e solidi come questo era già praticamente uno specialista - A proposito di Schmidt e soprattutto Sideways restano due pellicole che continuo a rivedere con grandissimo piacere -, si abbandona ad uno script in linea con i suoi lavori precedenti e si affida ad un George Clooney in ottima forma per dare corpo e volto a Matt King, charachter che parte anche agli occhi dello spettatore come un signor nessuno per acquistare uno spessore sempre più importante scena dopo scena, dallo splendido rapporto con le figlie alla calma quasi olimpica che lo avvolge in una situazione estrema come quella in cui si ritrova a vivere - esemplari i passaggi che lo vedono confrontarsi con il suocero ed il giovane Sid, amico della figlia maggiore Alexandra -, dai momenti struggenti - la corsa a perdifiato a casa degli amici nel momento della scoperta della relazione della moglie e la comunicazione ad amici e parenti che Elizabeth non si risveglierà più - a quelli grotteschi o divertenti - il rapporto con il curioso gruppo di cugini -.Certo, una pellicola come questa parte svantaggiata su più fronti, troppo "indipendente" per essere accolta come un blockbuster pronto a sbancare l'Academy e allo stesso tempo troppo "sentimentale" per conquistare il pubblico tronfio dei radical chic, eppure Paradiso amaro resta un signor film scorrevole e sincero, solido ed onesto in cui è facile perdersi per poi ritrovarsi, che nella corsa alle statuette di quest'anno associo all'altrettanto toccante e piacevole The help.E negli sguardi persi delle due ragazzine private della madre, dal grido soffocato in piscina di Alexandra alla domanda di Scottie sul perchè non le tocchi l'opportunità di accamparsi nell'incontaminata proprietà della sua famiglia come gli altri fecero prima di lei, nell'apparente stupidità surfistica di Sid e nello splendido confronto tra Matt e sua moglie prima dell'addio, c'è tutto il lato b del "paradiso" che chiamiamo vita, il rimboccarsi le maniche per affrontare ogni partenza, ed ogni ritorno a casa. Fino alla fine.Sperando, anche se non lo si vedrà, di lasciare qualcosa per cui valga la pena a chi viene dopo di noi.Un'eredità, un insegnamento, un ricordo.O un posto dove piantare una tenda.
MrFord
"Somewhere over the rainbow
way up high
and the dreams that you dreamed of
once in a lullaby.Somewhere over the rainbow
blue birds fly
and the dreams that you dreamed of
dreams really do come true."Israel Kamakawiwo Ole - "Over the rainbow" -
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