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Trama: Matt King è avvocato e ricco possidente hawaiano. Sua moglie Elizabeth ha appena avuto un incidente che l'ha gettata in coma, e non si riprenderà più. Matt dovrà così staccare le macchine che la tengono in vita, Elizabeth aveva lasciato disposizione precise in proposito, e dirle addio.
Ma dovrà anche imparare a fare il padre alle sue due figlie, per lui ormai quasi due estranee.
" (...)non salgo su una tavola da surf da 15 anni. Negli ultimi 23 giorni ho vissuto in un paradiso fatto di tubi endotracheali e sacche di urina...il paradiso?per me può andare a farsi fottere (...)".
Perennemente infagottato in bruttissime camice a fiori, il celebre capello brizzolato scomposto, lo sguardo stravolto di chi sta affrontando la più grande prova della sua vita, George Clooney si spoglia del suo lato più glamour per entrare nei panni di Matt King, un uomo comune, che dopo l'incidente della moglie, si troverà a fare i conti con il proprio passato, il suo era un matrimonio non propriamente perfetto, e a dover affrontare il proprio futuro, dovrà imparare a fare il padre a due figlie che fondamentalmente non conosce.
"Paradiso amaro" è un film che correva parecchi rischi.
La storia parla di argomenti spinosi, difficili da trattare senza cadere nel patetico.
Alexander Payne ci riesce e fa di "Paradiso Amaro" un bel film.
Il viaggio che intraprendono Matt e le sue figlie non è soltanto la ricerca dell'uomo con cui Elizabeth aveva una relazione, è molto di più.
E' un percorso che li porterà a riflettere sull'importanza delle proprie origini, Matt deve decidere se vendere uno splendido terreno incontaminato che da secoli appartiene alla sua famiglia e lasciare che diventi un grosso complesso turistico, su quelle che sono davvero le cose importanti della vita e di cui spesso non ci rendiamo conto, sul tempo che passa e che non ritorna più. Proprio la visita a questo meraviglioso terreno di Matt e delle figlie da vita ad uno dei dialoghi a mio parere più belli di tutto il film, con la figlia grande che ricorda: "io e la mamma andavamo lì a campeggiare", "già, ma ogni cosa ha il suo tempo"...e la figlia piccola, ancora all'oscuro del destino di sua madre "ed io??anche io voglio campeggiare".
Può sembrare strano, ma in "Paradiso Amaro" si sorride molto.
I momenti più divertenti sono garantiti da Sid, l'amico di Alex, la figlia più grande di Matt, che parla sempre a sproposito ma diventerà per Matt in una notte particolarmente malinconica, un insospettabile confidente.
Dal dolore, dal segreto riescono miracolosamente a derivare ironia e situazioni assurde perché Payne tratta tutto con mano leggera, dando vita ad una commedia toccante, l'addio di Matt a Elizabeth è davvero commovente, e tenera.
Un bravo a Payne quindi, e ad una sceneggiatura, tratta dal libro di Kaui Hart Hennings dai tempi cinematografici perfetti.
A supporto e completamento, un cast davvero notevole.
Su tutti si segnala Shailene Woodley nei panni di Alex, la figlia più grande, davvero bravissima.
Apparentemente ribelle, e ne scopriremo presto il motivo, si rivelerà legata al padre da un profondo affetto e lo aiuterà a ricompattare la famiglia.
E poi c'è lui, George.
Stranito, dimesso come capiterebbe a chiunque in una situazione del genere, bravo e misurato come non mai. Come il film rischiava di scivolare nella melassa, ci offre una delle migliori interpretazioni della sua carriera.
Non so se meritasse l'Oscar più o meno di Dujardin, non ho visto "The Artist" e non mi permetto di fare confronti, sicuramente in "Paradiso Amaro" è da applauso.
Un film, un pò a sorpresa lo ammetto, convincente ed intenso, che merita sicuramente la visione.
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