Titolo: Paradiso perduto
Autore: John Milton
Anno: 1667 (Prima Edizione Originale)
Se la lingua italiana deve a Dante il suo poema epico, quella inglese si affida a John Milton, poeta, pensatore e latinista vissuto nel Seicento, che ha occupato una posizione di rilievo anche nell'epoca della repubblica del Commonwealth.
"Paradiso Perduto" è un poema impegnativo che parla della creazione, della caduta degli angeli ribelli e della cacciata dall'Eden di Adamo ed Eva.
Diviso in dodici libri a imitazione del'Eneide virgiliana, in precedenza era stato pubblicato nella versione a dieci libri.
Milton trae largamente ispirazione dalla Bibbia, anche se non mancano citazioni alla realtà che vive il poeta (si parla ad esempio di Galileo Galilei, conosciuto personalmente da Milton nel corso di un suo viaggio in Italia).
Milton inizia la storia "in the midst of things" vale a dire in medias res, seguendo il tipico incipit dell'epoca (vedasi Omero).
Il vero protagonista, che assume a tratti atteggiamenti quasi titanicamente eroici e verso il quale il poeta mostra una malcelata partigianeria, è Satana, che viene introdotto già angelo caduto negli Inferi a incitare i compagni a rialzarsi e a combattere. E' probabile che la sua figura rappresenti quella di chi si ribella contro la tirannia (così come Cromwell si ribellò contro Carlo I) ed è per questa motivazione che i passi che trattano di Satana sono tra i più alti dell'intero poema.
Dio e il Figlio vengono anch'essi rappresentati come due personalità ben distinte: da un lato il Padre severo e vendicativo, al quale si contrappone il Figlio misericordioso. (Milton è assolutamente duale poiché nella sua concezione religiosa non c'è lo Spirito Santo). Adamo ed Eva, che vivono un'esistenza parallela rispetto a quanto accade in Cielo e agli Inferi, sono dotati di una passionalità che perde sublimità per trasformarsi in maliziosa sensualità dopo il Peccato.