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Paradossi della crisi capitalista: nel mondo più smartphone che nuovi nati
Creato il 14 gennaio 2013 da Andrea86SI SMARTPHONE, NO LAVORO
Insomma: la società del 2013 riesce a garantirti uno smartphone nuovo ogni 6 mesi ma sempre meno spesso ti concede l’opportunità di trovare un lavoro dignitoso, con i posti rimediati al McDonald presentati come grandiose opportunità occupazionali da non farsi sfuggire e per le quali ringraziare. File infinite di disoccupati e al contempo di fan della Apple pronti a spendere 1 milione e 600.000 delle vecchie lire per acquistare il nuovo i-Phone e vederlo “vecchio” e poco cool nel giro di un anno. Multinazionali oligopoliste sempre più grandi che pagano sempre meno ed ingordigia crescente dei grandi magnati, ci obbligano ad allegare alcune riflessioni ai dati appena analizzati.
VERSO COSA CI STIAMO MUOVENDO?
Dove si dirige una società che soffre della sindrome del capo chino (che siamo tutti più o meno perennemente ripiegati sullo schermo del nostro telefonino) che sostituisce in maniera sempre più isterica il consumo per necessità e piacere con il consumo per bisogno e dipendenza? Ci stiamo evolvendo alla velocità della luce dal punto di vista del tecno-effimero e, per farlo, stiamo rinunciando a fette sempre più grandi di libertà reale e condizioni di lavoro tollerabili. Al tutto aggiungiamo la filosofia neoliberista del “nessuno tocchi i miliardari perché più loro guadagnano e più redistribuiscono ricchezza” (il che equivale a continuare a credere a Babbo Natale anche dopo il decimo anno di età). Possiamo teoricamente acquistare, citando il Messaggero “sorprendenti televisori OLED 4K, passando per un tablet Panasonic da 20 pollici e risoluzione 3840 x 2560, con quasi dieci milioni di pixel” ma un numero sempre più elevato di persone è costretta a lavorare 8-12 ore al giorno per 40 anni sapendo già che non avrà una pensione, che non potrà avere figli né indipendenza economica.
In che modo strambo si è sviluppato il genere umano soprattutto negli ultimi due secoli può notarlo anche un osservatore poco attente. Il problema, a quanto pare, è che anche un genio assoluto avrebbe difficoltà non tanto ad individuare quanto a rendere concretamente, rapidamente ed efficacemente applicabili modelli di organizzazione meno iniqui e paradossali.
Fonte: Young
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