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Parallelismi generazionali: le famiglie! Ovvero, deliri in preda a depressione e solitudine

Creato il 17 febbraio 2012 da Abattoir

venerdì 17 febbraio 2012 di

di Carlo Nix

La famiglia prima di tutto, la famiglia prima di tutti!

Ma che vuol dire “famiglia” oggi? Parliamo dei giovani. Forse dei non più giovanissimi. Ragazzi e ragazze che, tra rughe e maniglie dell’amore, tra calvizie e canizie, si aggirano oramai intorno ai trenta, perduti alla ricerca di un futuro che non arriva mai.

C’è chi tira a campare ancora con i soldi di mamma e papà che, anche loro, non troppo tempo fa, erano ragazzi e ragazze che magari avevano già “messo su famiglia” e deciso di sposarsi in chiesa, perché la fede era importante. E magari lei non lavorava per stare a casa con i figliuoli e lui stava tutto il giorno fuori, facendo ore su ore di straordinario, lavorando anche in nero per poter mantenere due, tre, quattro figli. Già, perché un tempo i figli non si programmavano, possibilmente “capitavano”.

Succedeva così che i nostri padri, dopo un pomeriggio in oratorio a base di gazzosa e pasticcini, cantando inni sacri accompagnati da un organo, conobbero le nostre madri e fu così che dopo un po’ di tempo noi venimmo al mondo: mistero della fede (o del condom)! È quel periodo tra la l’inizio degli anni Settanta e la fine degli anni Ottanta.

È la nostra generazione di non più giovanissimi che oggi fa inevitabilmente i conti con i propri genitori. Perché si crede che un tempo fosse più facile e ci fossero più opportunità di adesso. Un tempo c’era la Fiat che assumeva a Termini, un tempo – comunque non così tanto tempo fa – se ti laureavi in Filosofia potevi sperare di diventare un professore al liceo o, perché no, il dirigente di un importante partito italiano (vedi D’Alema).

Un tempo, se volevi fare il giornalista e ci provavi, magari ci riuscivi, anche senza spendere migliaia di euro per un costosissimo master che qualifica solo e soltanto il conto in banca della tua amata famiglia.

Ma quello che oggi manca più di tutto è proprio quel forte legame tra due persone, che sia affetto o soltanto condivisione di emozioni ed esperienze, proprio quello che crea i ricordi, quei ricordi che mettono su un passato, quel passato che altro non è che tutta la vita che si è vissuto insieme, con le difficoltà e con i bei momenti.

E invece oggi? È tutto così facile e semplice? Per esempio, si avvistano sempre più raramente esemplari di moglie-casalinga, inesorabilmente (e giustamente) estinti. E i mariti? I compagni? Insomma gli esemplari maschi che secondo la logica animale dovrebbero cacciare e provvedere al cibo per l’intera famiglia? Che fine hanno fatto? Anche qui sono stati ampiamente documentati spiaggiamenti di enormi esemplari sovrappeso nei pressi di bar e pub intenti a nutrirsi con cibi ricchi di grassi saturi.

Forse la famiglia è morta perché effettivamente non esiste più il nucleo familiare. Non si fanno più figli ed è sempre più difficile avere una casa di proprietà e questo è un grosso problema: non si può più vivere sotto lo stesso tetto, a meno che questo non sia in affitto, ovviamente. Perché la casa è un diritto, sì, ma a quale tasso d’interesse?

Tutto quello che potrebbe andare oltre ogni problema di natura socio-burocratico sarebbe il rapporto che lega due persone al di là di ogni difficoltà: parliamo di amore! Quella voglia di ritornare nello stesso squallido buco e trovare conformo amandosi dolcemente. Quegli sguardi che ti ricaricano le batterie la mattina e che ti riscaldano l’anima la sera.

Insomma, dov’è finito l’amore? Ma è l’amore che paga l’affitto? È l’amore che ti fa stare fino a tardi a lavoro? Forse no, ma è la più bella scusa per riuscire ad andare avanti! Però, al di là dei sentimenti, è veramente difficile oggi mantenere le relazioni, soprattutto quando lui lavora a Milano allo sportello di una grande banca e invece lei ha tre ore di supplenza a Reggio Calabria. È difficile ipotizzare di fare dei figli per telefono e magari farli nascere a metà strada, magari su uno di quei nuovi e costosissimi Freccia Rossa, a cui manca soltanto una modernissima sala parto per tutte le future mamme pendolari! E tralasciamo le problematiche per adottare un bimbo! Facendo anche un vago paragone con i nostri genitori, non si può nemmeno lontanamente pensare di ottenere gli stessi risultati con i medesimi sforzi.

Io, terzo di quattro figli, con mamma casalinga e papà professore, io che, dopo aver sognato di diventare un giornalista, mi ritrovo lontano dalla mia terra insieme alla maggior parte dei miei fratelli e sorelle passando di anno in anno tra un lavoro a un altro. Io, che alla soglia dei trent’anni non ho nessuno accanto a me e devo ricominciare da solo. Io, come tanti altri, non so se riuscirò a metter su famiglia. Non so se potrò un giorno dare il nome di mio padre a mio figlio. Io sono dovuto andare via da solo perché nessuno avrebbe voluto o potuto seguirmi. Mia madre a poco più di 25 anni seguì mio padre perché aveva già una figlioletta e ha voluto raggiungerlo al Nord perché erano già una famiglia, e una famiglia deve stare sotto lo stesso tetto, anche se in affitto. Perché è così che facevano le famiglie non troppo tempo fa. Si aspettava papà dopo cena, giocando davanti a quelli che una volta erano tubi catodici, magari ascoltando Laura Pausini a San Remo o cantando le canzoncine dello Zecchino d’Oro con Topo Gigio.

Ma tornando al presente, trovi sempre delle eccezioni e non si deve generalizzare quando si parla di vita, di storie di vita. Ed è così che la piccola bimbetta che mia madre portò al Nord sul finire degli anni ’70, oggi alle soglie dei 40, ha messo al mondo la mia prima nipotina. Lei che, dopo essere ritornata al Nord sul finire degli anni ’90 per cercare lavoro, ha incontrato il suo uomo e con tanti sacrifici è riuscita anche a comprare casa. Ha deciso di sposarsi (in chiesa, ahimè) e da poco è diventata mamma. Beh, lei ci è riuscita, dopo tanti sacrifici ce l’ha fatta! Molte cose cambiano, altre invece non cambiano proprio.

Il tempo pian piano cambia, il modo di vivere e la stessa percezione del tempo si modificano generazione dopo generazione.

Quello che non cambia è l’esigenza di stare insieme, di essere una famiglia: un lui e una lei, due lui o due lei, un tetto e va bene anche se in affitto, e un pargolo o una pargola, ma anche un cane, un gatto, una pianta; va benissimo anche un particolare hobby, perché quando le cose si fanno in due è più facile e aiuta a superare tutte le difficoltà della vita, potendo contare sul sorriso e il supporto di qualcuno al proprio fianco.

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