A Londra è stato fra gli sport più seguiti e amati dal numerosissimo pubblico che ogni giorno di gara ha affollato i palazzetti: parliamo del wheelchair rugby, o rugby in carrozzina, nato in Canada nel 1977 e incluso nel programma paralimpico a partire da Sidney 2000. Il gioco è appassionante e spettacolare e vi possono giocare atleti con ogni tipo di disabilità fisica: amputati, cerebrolesi, ma anche focomelici, para o tetraplegici. Quattro giocatori in campo, una palla da trasportare oltre a linea di meta a bordo della propria carrozzina tenendola in grembo, uomini e donne in campo assieme: questo in estrema sintesi il wheelchair rugby, che fa del contatto, anche duro e senza troppe cerimonie (ma chiaramente sempre nel limite e nel rispetto delel regole) la sua caratteristica principale, proprio come il vero rugby. Naturalmente il contatto è ammesso solo fra carrozzine (assolutamente vietato il contatto fisico fra gli atleti), e per uno spettatore distratto o alle prime esperienze sembra di assistere a un giro di giostra autoscontri.
SPORTequal e la diffusione in Italia – Dal 2010, l’associazione SPORTequal (www.sportequale.org) si è fatta portatrice della missione di introdurre e quindi far crescere nel nostro paese questo sport, organizzando tornei, stage, incontri e reclutando atleti e tecnici, lavorando di concerto con la Fispes (www.fispes.it) con l’obiettivo di creare una squadra nazionale italiana che possa partecipare innanzitutto alle competizioni internazionali a livello continentale, prima di provare a spiccare il grande balzo verso Rio 2016. Nel mese di aprile di quest’anno la selezione azzurra ha partecipato al Trofeo Bernd Best, svoltosi in Germania, centrando anche due vittorie dopo un inzio poco incoraggiante fatto di tre sconfitte: è il segnale che al strada intrapresa da SPORTequal e dalla federazione italiana sport paralimpici è quella giusta. Ne sono ulteriori prove il grande successo dello stage che la nazionale ha fatto in quel di Parma a ottobre (dove alcuni ragazzi dell’Istituto Tecnico Bodoni hanno assistito agli allenamenti e hanno provato anche a cimentarsi a loro volta) che fra l’altro ha visto la presenza anche di Bortolami e Giovannelli, ex azzurri di rugby e soprattutto l’ingresso della maglia del capitano della nazionale azzurra all’interno del mitico Museo del Rugby, al termine del torneo internazionale che ha visto impegnata l’Italia in quel di Fontanafredda nel corso del Fontanafredda Rugby Festival di quest’anno. Insomma il legame con il rugby è sempre più stretto, come anche testimoniato dal gemellaggio avvenuto sempre ad aprile con la Benetton Treviso in occasione della partita che i trevigiani hanno disputato a Monigo contro gli scozzesi di Glasgow Warriors.
Alvise De Vidi, capitano multitasking – Il Capitano della squadra, nonchè stella indiscussa che le da lustro è Alvise De Vidi, rimasto paraplegico a seguito di un tuffo errato che lo ha costretto alla sedia a rotelle: nel suo palmarès ci sono 6 medaglie d’oro paralimpiche in varie discipline dell’atletica leggera a cui aggiungere una medaglia nel nuoto conquistata a Seul; nelle ultime Paralimpiadi disputatesi a Londra ha portato a casa un argento nei 100 metri categoria T51. Senza contare tutta la miriade di titoli portati a casa da Alvise in una splendida e lunghissima carriera sportiva. Ora c’è il wheelchair rugby come nuova stimolante avventura, un nuovo sport da vivere e da promuovere con il grande sogno di Rio 2016.
OA | Alessandro Gennari