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In passato nessuno aveva mai saputo quanti fossero i membri del Comitato: era di per sè un'organizzazione di Governo nata 61 anni dopo la fine dell'Era Terrestre, in quella che fu battezzata l'Era dell'Albicocco, preceduta dall'Era di Urano. I primi decenni dopo la battaglia di Gerusalemme furono caratterizzati da carestie, epidemie e lotte per la supremazia tra le opposte fazioni Europee di Turchi, Arabi, Svedesi, Britannici, Franco-tedeschi ed Egiziani. Non ci fu mai un equilibrio di governi in pace tra loro, ma nemmeno mai vere guerre, visto che la fine dell'Era Terrestre aveva impoverito tutte le popolazioni, portandole tutte allo stremo, riducendo tutti i bilanci statali a vuoti documenti inutili. Si viveva alla giornata in città fantasma, o addirittura sempre in viaggio come nomadi, sfruttando il più possibile i prigionieri asiatici che servivano da schiavi e poco altro. Dell'Impero Americano non era rimasto nulla, se non alcune basi militari sparse qua e là per l'Europa, utili rifugi per i primi anni poichè piene di riserve alimentari molto energetiche. Nel frattempo la DAD si diffuse a macchia d'olio per tutte le regioni europee, ed oltre... sterminando intere famiglie nell'arco di pochi anni, senza che nessuno potesse nulla per fermarla. Tranne che gli asiatici: qualche sconosciuto dettaglio genetico del loro patrimonio cromosomico faceva sì che ne fossero tutti completamente immuni. E questo, negli anni, attorno all'anno 50, fece nascere una macabra, ma geniale idea nelle menti di alcuni militari Europei di stanza nel campo di prigionia di Instanbul: utilizzare i corpi asiatici come "ricambi umani" per salvare gli europei malati di DAD.
Il numero dei componenti il Comitato non era stato mai fisso nel tempo: trattandosi di un gruppo di persone che - in un modo o nell'altro - dovevano essere dotate di caratteristiche umane, psichiche o fisiche fuori dalla norma, non era possibile rimpiazzare i membri che venivano meno, quindi si attendeva che qualche membro "anziano" trovasse il rimpiazzo, oo organizzasse l'affiliazione di un nuovo membro in attesa di rimpiazzarne uno in odore di "uscita". Tutto avveniva comunque sempre nel più stretto riserbo e sotto coperture di ogni tipo, motivo per cui nessuno avrebbe potuto sapere mai quanti erano i membri, e soprattutto chi erano.
L'ultimo portellone si spalancò dopo che le due Guardie avevano poggiato il mento sull'apposito supporto per il riconoscimento orbitale, il petto sull'auscultatore diastolico e le due mani allungate verso l'esterno ognuna posata sulla piastra del misuratore digitale. La posizione che le Guardie assumevano ogni volta per l'apertura di una porta ricordava esattamente quella dell'Uomo Vitruviano dell'antico studioso Europeo Leonardo Da Vinci, una sorta di antesignano della Scienza Moderna, in tempi ormai remoti, quando il Mondo era uno solo.
"Dottoressa Carla Avalpa de Oliveira", si rivolse al Responsabile Interrogatori, la Guardia che dirigeva le operazioni di supervisione della Sala preposta a questo tipo di eventi per i prigionieri "di pregio".
"Risulta", rispose la Guardia, dopo aver scorso il proprio ricevitore, dove certamente apparivano i segnali di conferma dell'appuntamento. "Ora la procedura prevede che lei venga spogliata dei suoi abiti, ed indosserà la tuta per gli Interrogatori. Prego..." e le indicò una porta che si aprì in pochi istanti, invitandola ad accedere.
Entrò, era buio, una voce metallica iniziò: "Procedura Preparazione Interrogatorio. Prigioniero Achilles Caesar. Interrogatore Dottoressa Carla Avalpa de Oliveira. Minuti a disposizione: 10. L'Interrogatore deve liberarsi di qualunque oggetto personale. Qualunque. E' pregato di spogliarsi e depositare gli oggetti personali nell'apposita cassettiera". Improvvisamente si accese una luce azzurra ed un cassetto si aprì di fronte a lei: si spogliò completamente, mise tutti gli abiti, il ricevitore, lo stetoscopio nel cassetto. Passarono alcuni secondi, non succedeva nulla. La voce ripetè: "Qualunque oggetto personale dell'Interrogatore deve essere depositato nell'apposita cassettiera. Qualunque". Carla capì: sfilò l'orecchino dal buco dell'orecchio sinistro e lo ripose con cura nel cassetto. Temeva di non riaverlo più indietro, ma sapeva che in fondo non doveva temere nulla. La voce riprese, mentre il cassetto si richiudeva davanti a lei: "L'Interrogatore deve indossare la Tuta degli Interrogatori: prego...". Un altro cassetto si aprì più in basso, sempre davanti a lei, e Carla estrasse una specie di telo sottilissimo e leggerissimo che, nel giro di un secondo le aderì completamente al corpo, percorrendo ogni centimetro di pelle, ricoprendola completamente, lasciando visibili solo gli occhi. Tutto il resto era come "sotto vuoto", ed era una sensazione piacevole, ma al tempo stesso provava un po' di vergogna, come se non fosse veramente vestita: in realtà la microfibra di cellule organiche che componeva la Tuta era fatta appunto di materiale coprente, aderente per tutto il corpo, compresi piedi e mani. Respirò profondamente, si continuava a ripetere "Kaiser sono pronta, sono pronta, sono pronta... finalmente!". Percepiva la presenza di numerose guardie di là dall'ultima porta che la separava dal Kaiser, sentiva il loro flusso sanguigno, erano tutte ben addestrate a controllarlo al meglio, ma per lei non c'erano segreti. La voce interruppe i suoi pensieri nuovamente: "L'Interrogatore ora proceda lungo la linea luminosa, e attenda l'apertura della porta di accesso". Carla si distrasse, fece passare quasi un intero minuto e la voce la riprese: "Interrogatore Avalpa de Oliveira: sei pregato di procedere lungo la linea luminosa. Ora". Carla si scosse dal lieve torpore che le avvolgeva i muscoli di gambe e braccia: "Marvin... mi ricordo proprio Marvin, l'androide paranoico! Che noia... Sono pronta, sono pronta, prontissima!". Seguì finalmente le istruzioni, camminò lungo la linea rossa che sembrava proiettata sul pavimento da qualche parte sul soffitto, arrivò in fondo al cunicolo di pareti immacolate e senza spigoli, e si fermò, in attesa di istruzioni da Marvin...
Inspirò più che potè, sentì che l'aria che attraversava la Tuta e le entrava nei polmoni sembrava come filtrata da qualcosa, ne sentì il profumo diverso dal solito, e capì... Capì di essere stata ingannata. La parete si aprì.
"Benvenuta, Dottoressa. Che piacere vederla... si accomodi! Hihihi".
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