Negli ultimi anni diversi ricercatori nordamericani hanno approfondito lo studio riguardante condotte violente e sessuali che possono essere messe in atto durante il sonno. Tali comportamenti rientrano nella categoria diagnostica dei disturbi del sonno con il nome di parasonnie, termine che indica un insieme di fenomeni comportamentali, fisiologici e indesiderati che si verificano con il sonno, in relazione ad alcuni suoi specifici stadi. Questi comportamenti possono essere definiti automatismi poiché l’individuo, sperimentando una frattura della vita psichica, può compiere atti complessi o semplici in maniera più o meno coordinata senza avere coscienza di ciò che sta accadendo.
Durante tali episodi l’accesso alla memoria procedurale e l’accesso alla memoria dichiarativa sono differenti. Se nel primo caso si conserva il ricordo per tutte quelle azioni inerenti alle abilità apprese e immagazzinate nel nostro cervello, nel caso della memoria dichiarativa, deputata all’organizzazione e alla rievocazione di fatti e di eventi, l’accesso risulterebbe alterato. L’alterazione di questi processi mnestici potrebbe quindi spiegare l’amnesia successiva. In situazioni come queste si generano diversi quesiti di interesse forense. Nel cervello del sonnambulo sono “accese” le aree cerebrali delle azioni ma risultano “spente” quelle del giudizio, quindi una persona che commette un reato in stato parasonnico può essere considerata capace di intendere e di volere?
In ambito giurisprudenziale oltre agli aspetti anamnestici ottenuti dalle testimonianze dirette dei familiari, un importante strumento d’indagine è la videopolisonnografia che rappresenta un valido elemento per l’accertamento e un supporto strumentale al sospetto diagnostico. Durante questo esame il paziente viene posto a dormire in una stanza insonorizzata in cui vengono collocate tutte le attrezzature necessarie per l’esame e viene poi collegato ad alcuni apparecchi dedicati alla registrazione di alcuni parametri fisiologici volti a rilevare eventuali anomalie.
Attualmente la classificazione delle parasonnie si basa su due criteri fondamentali: le loro caratteristiche cliniche e le fasi del sonno in cui compaiono.
Fra le parasonnie della fase nonREM, chiamato anche sonno ad onde lente, si possono distinguere i risvegli confusionali, il sonnambulismo, i terrori notturni e lo sleep-sex o “sexomnia”. Quest’ultima è una variante clinica di recente scoperta che consiste nell’attuazione di condotte sessuali agite dal sonnambulo. Tale disturbo è caratterizzato da attività “sessualmente orientata” durante il sonno in cui il repertorio comportamentale può variare da semplici vocalizzazioni, alla masturbazione, fino ad arrivare ad un atto sessuale più o meno completo; anche in questo caso l’evento è solitamente coperto da amnesia. La caratteristica distintiva prevalente riguarda il coinvolgimento di un’altra persona generalmente non consenziente.
I reati correlati ai disturbi del sonno possono comportare svariate conseguenze medico-legali. In questi casi, valutare la capacità di intendere e di volere si configura come un problema particolarmente difficile a causa della natura episodica e limitata nel tempo di tale evento e a causa della sua completa reversibilità una volta che la persona è completamente sveglia.
Alcuni studiosi del settore hanno proposto alcuni parametri ai quali far riferimento per poter dimostrare con maggiore accuratezza, l’esistenza di una patologia del sonno:
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l’anamnesi patologica remota e prossima portano a sospettare la presenza di un disturbo del sonno e simili episodi dovrebbero essersi verificati anche in precedenza;
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il comportamento è solitamente brusco, violento e senza una motivazione apparente, in contrasto con il carattere del soggetto da sveglio;
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la durata dell’azione è breve;
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la vittima è qualcuno presente casualmente sulla scena e che può aver determinato, anche involontariamente, il risveglio parziale del soggetto;
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in seguito all’evento e alla presa di coscienza del fatto, l’assalitore mostra perplessità e orrore per l’accaduto, non tenta né di fuggire, né di nascondere le prove;
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l’episodio violento può essere coperto da amnesia parziale o totale;
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in caso di parasonnie NREM, l’agito violento può avvenire nella prima parte della notte o al risveglio dopo almeno un’ora di sonno, può essere scatenato dal tentativo di svegliare il soggetto, essere facilitato dall’ingestione di alcol, di sedativi o da una precedente deprivazione di sonno.
Data la complessa natura di questi disturbi una delle difficoltà maggiori è capire come sia possibile per la persona accusata, riuscire ad orientarsi bene nello spazio e soprattutto comprendere come non sia in grado di riconoscere il volto della persona amata o conosciuta che sta attaccando. Forse la questione più insidiosa in casi come questi, è quella riguardante il movente dato che questi attacchi sembrano non essere premeditati. La presenza di una motivazione è infatti uno dei fattori che può escludere la diagnosi di sonnambulismo che perderebbe di consistenza.
Si può quindi concludere affermando che le parasonnie da cui possono originare condotte violente, si caratterizzano come un fenomeno estremamente complesso e di difficile comprensione. Nonostante le recenti ricerche, le conoscenze scientifiche attuali non sono ancora sufficienti a comprendere i rischi ai quali vanno incontro le persone che soffrono di questi disturbi e soltanto un’accurata e tempestiva indagine anamnestica risulta essere il prerequisito necessario per procedere in questa direzione.
Bibliografia
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