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Parent-teacher conferences

Creato il 13 maggio 2014 da Vortoj

parent-teacher-conferencesDopo i primi mesi di scoperta, emozioni, impegno e idillio è arrivata inesorabilmente anche la parte più difficile di questo mestiere: i colloqui con i genitori. Intanto devo ammettere che non mi aspettavo che in preschool si tenessero colloqui così seri come si fa da noi al liceo. Per me è stata un’esperienza completamente nuova che mi ha messo a dura prova. Primo ostacolo: la lingua. Il mio inglese non mi permette di avere accesso a delle sfumature del linguaggio che sarebbero richieste in questi casi, non riesco ad esprimere tutto quello che voglio in una forma che sia gentile, comprensiva e delicata…conoscere pochi vocaboli e non essere sciolta può farmi sembrare, a volte, un po’ rude, ma devo dire che il messaggio che voglio dare comunque arriva e cerco di fare del mio meglio. Così durante questi colloqui si mostrano i progressi dei bimbi, foto che attestano quello che sanno fare, ma soprattutto si dà spazio ai genitori per dubbi, domande, questioni importanti.

Essere un’insegnante di asilo in una scuola Montessori  (e in tanti altri asili che non seguono questo metodo) non significa soltanto badare a dei bambini, significa occuparsi di loro educandoli, fare da mediatrice fra le famiglie, comprendere e collaborare coi genitori, scavare a fondo in ogni situazione, dedicare la giusta attenzione ad ogni bambino ma soprattutto sapere che il lavoro non si conclude dopo le ore di scuola. Perché ci sono portfolio da preparare, osservazioni da scrivere, progetti da ideare, situazioni da risolvere. Insomma in qualche modo non c’è una giornata in cui non ti ritrovi a pensare a quei bambini, a cosa vorresti fargli fare o a qualche problema su cui lavorare. Non è un lavoro che puoi fare bene se non ti piace davvero, questo è certo.

Ogni bimbo è differente, ogni genitore è differente e ogni rapporto figlio-mamm/papà è diverso. Quello che osserviamo noi  insegnanti sono dei comportamenti limitati a 4 ore giornaliere e abbiamo bisogno di capire il più possibile cosa succede nelle famiglie affinché gesti che possano sembrare senza alcuna ragione acquistino un senso e a volte una giustificazione. La collaborazione coi genitori è strettamente necessaria e nasce dal rapporto di fiducia che si instaura tra la scuola e la famiglia.

Ed è proprio questa fiducia che in alcune situazioni tarda ad instaurarsi o non si instaura affatto. Ai bambini cerchiamo di insegnare a risolvere sempre ogni screzio parlando, spiegando le ragioni delle proprie azioni, esternando le emozioni negative e i sentimenti feriti. Quando un bambino capisce davvero che una sua azione ha ferito un suo amichetto spesso smette di infastidirlo e se non dovesse farlo subito l’altro ha imparato a dire “stop, basta questo non mi piace”. Perché le insegnanti sono lì, ma i bambini sanno  e devono esprimersi, così come devono imparare che esistono tante sfumature di sentimenti diversi. Vedo dei cinquenni affrontare discussioni che io a 30 anni non sono capace di gestire perché evidentemente nessuno me lo ha mai insegnato. Il problema, però, nonché il motivo che porta alcuni genitori a non fidarsi di noi, è che spesso i metodi educativi della scuola non coincidono con quelli seguiti in famiglia. Quello che sto imparando (eh ahimè se è difficile!) è cercare di non giudicare, di rispettare alcune scelte genitoriali anche se ai miei occhi risultano incomprensibili, di capire dove-come e quando si è creata una situazione da me ritenuta innocua che ha invece generato del caos e delle preoccupazioni in una mamma o in un papà.Ci si prova, non è facile…ma in alcune situazioni non si riesce a stabilire alcun contatto, sembra quasi si parlino due lingue troppo diverse che vanno ben oltre la differenza italiano-inglese (!) e sarà a quel punto la famiglia a scegliere la scuola che ritiene più adatta al proprio figlio.

Tolte le situazioni critiche e più difficili da gestire, ci sono anche dei momenti in cui la presenza dei genitori insieme ai bambini e alle insegnanti si rivela davvero piacevole ed emozionante. La settimana scorsa abbiamo organizzato la parents’ night, una serata dedicata a genitori e figli durante la quale ogni bambino mostra ai propri genitori quello che preferisce fare a scuola o che ha di recente imparato a fare. Ho osservato facce di genitori stupiti, stupiti delle innumerevoli cose che i figli sanno fare e che loro ignorano, dei materiali Montessori così geniali, del fatto che i bimbi usino quotidiani oggetti da “adulti” come bicchieri di vetro, forbici e coltelli. Che sappiano fare matematica o scrivere. Del modo in cui rispettano l’ambiente in cui trascorrono la settimana, la loro concentrazione mentre lavorano e il modo in cui rimettono al loro posto ogni materiale usato senza che nessuno dica loro di farlo. Certo qualche genitore forse non avrà esultato quando il figlio ha voluto mostrare come sa contare fino a 100, ma ha mostrato pazienza.

E’ stata una bellissima serata e quei grazie rivolti a me, per avere pazienza, per aiutare i loro piccoli, per insegnar loro l’italiano e tanto altro, me li sono presi tutti con grande soddisfazione.

Fra poco più di due settimane l’anno scolastico si concluderà per me, perché  tornerò in Europa, mi prenderò due mesi e mezzo di meritatissima vacanza ma soprattutto di riflessione per rielaborare e fissare tutto quello che questa esperienza mi ha insegnato e tornare bella carica, piena di idee ed energie a fine agosto.



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