Parigi, Parigi, Parigi

Creato il 20 dicembre 2011 da Presidenziali @Presidenziali

“Venni per la primavolta a Chicago negli anni Venti e fu per vedere un incontro di pugilato. Eracon Ernest Hemingway (…). Io presi in giro Hemingway sul romanzo che stava perpubblicare ne ridemmo molto divertiti, quindi calzammo i guantoni da boxe ed eglimi ruppe il naso.”  Tratto da un racconto di Allen Memorie degli anni Venti scritto nel 1973!  Sono 28 anni che il regista cova questastoria, e visto che sforna un film all’anno viene da chiedersi come mai abbiaatteso tanto nel raccontarcela, è il quarantunesimo film di Allen, giratointeramente a Parigi, più che un film è una cartolina, un omaggio alla cittàdella Belle Epoque, delle avanguardiedegli anni ’20, una Parigi assoluta protagonista, insieme ad un americano invacanza con la sua fidanzata, (Rachel McAdams) donna volgare e superficiale,  lui (Owen Wilson), scrittore frustrato con unromanzo in canna di cui è poco convinto, rimane folgorato dalla magia di Parigi, inizia a perdersi nel tempo e per le stradedella città, incontrando i suoi miti, Hemingway, i Fitzgerald, Jean Cocteau,Gertrude Stein, Picasso, Man Ray... innamorandosi di una modella (ex amante diModigliani, nonché bellissima Marion Cotillard). Si immerge fino al collo nelromanticismo e nella poesia, ma anche nel mito di un’epoca passata, perché ilpresente che vive appare sempre troppo difficile, a volte spaventoso e inadeguatodel passato che si può solo immaginare e sognare, Allen ne fa una malattia,la sindrome di vivere nel tempo sbagliato, il tema centrale della pellicola, malattia però comune a tutti e atutte le epoche. Il sogno di Allenlascia il cinismo e le nevrosi che più lo caratterizzano per un’ironia geniale,la solita, la caricatura dei personaggi è divertente (i surrealisti Bunuel, Raye Dalì sono uno spasso) e la storia del viaggio del tempo non è il solitoclichè, ma è più un'illusione, il perdersi del protagonista nei propri immaginari in un passato stereotipato e fantastico, accompagnato dalla colonna sonorapiù cara al regista, tra cui Cole Porter.Il risultato è un incipit allaManhattan, totale esplosione di amore e celebrazione verso una città, (certoGershwin e New York sono indiscutibilmente imbattibili) con annessepasseggiate, immancabili, si evolve nella favola alla Rosa purpurea del Cairo (il fascino degli anni Venti, il desideriodi vivere un'altra realtà) con un pizzico di nostalgia alla Radio Days, insommala firma è leggibilissima, emerge l'Allen autore, dopo la delusione dell’ultimapellicola Incontrerai l’uomo dei tuoisogni, ritrova l’ironia, la geniale creatività, omaggiando i luoghi, lestrade di una città, creando surreali e divertenti personaggi, mescolandolialle sue più care figure, come quella dell’intellettualoide, un topos delcinema di Allen, nel complesso non raggiunge i livelli di Annie Hall, certo, maci allieta con una favola spensierata e ironica dal finale riconciliante. Voto 6.5Voto redazione---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Presidente: 6.5   |   Apeless: 6.5   |   Chiara: 5   |   Wax: 7

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