La scorsa domenica, sono arrivata all’aeroporto di Bologna, con largo anticipo. Ripartivo per Parigi, dopo quattro giorni trascorsi tra Milano e Padova. In questa breve parentesi, ho capito che gli anni passano per tutti, ma non per alcune amicizie, ho visitato per la prima volta il cimitero monumentale di Milano e ho scoperto che ha il soffitto dipinto di un blu immenso, mi sono ricordata perché scrivo e perché voglio fare della scrittura il mio mestiere, dopo una breve chiacchierata in Stazione Centrale, ho fatto incredibilmente il bagno a Chioggia ma ho resistito non più di un quarto d’ora nell’acqua, ho imparato a riconoscere le piazze di Padova e orientarmi nel centro storico andando in bici per viottoli e riviere, ho fatto la tessera per la biblioteca comunale e per un chiosco notturno, ho pensato a Parigi pochissime volte.
Ho preso un caffè al bar dell’aeroporto, zaino in spalla. Ho atteso cinque minuti. Poi dieci. Ho tirato fuori la carta d’imbarco e l’ho lasciata sul bancone. Lussi da compagnie low cost. Torno in macchina e dopo due ore sono di nuovo a Padova. Senza programmi, senza biglietti di ritorno, con pochissimi vestiti nello zaino (per chi mi avesse scorto con la stessa camicia bianca da almeno 4 giorni) e un sollievo che forse non provavo da mesi. Qualche nuovo amico e forse un’idea nuova di me, delle mie giornate in altre latitudini, in un’altra lingua, la mia, e con abitudini differenti. Il sentirsi altrove, finalmente, pur essendo tornati nel proprio paese.
Che il giorno dopo Padova abbia incoronato sindaco un leghista è un’altra storia. Che comincia una mattina d’inizio estate, trascorsa presso la casa dei Diritti “Don Gallo” insieme ai ragazzi dell’associazione Razzismo Stop e del progetto Melting Pot Europa.
Qui qualche immagine.
La palazzina recuperata dai ragazzi di Razzismo Stop, occupata da 60 rifugiati nord-africani dallo scorso dicembre, al civico 90 di via Tommaseo, Padova.
L’assemblea generale. Tra i punti all’ordine del giorno, la vittoria alle elezioni comunali di Massimo Bitonci, leghista, e l’iniziativa No Borders Train, manifestazione europea per l’abbattimento delle frontiere interne in Europa, prevista per il 21 giugno.
Alassane, 53 anni, dal Senegal, il falegname della casa. Chiacchieriamo un po’ in francese.
Abdullah, 24 anni, originario del Ciad, tra i più giovani inquilini della Casa dei diritti “Don Gallo”. Sicuramente il più elegante.
La mattinata finisce. Ormai è quasi mezzogiorno, il caldo è impietoso. Ci si rifugia tutti dentro.
A breve il reportage.
Soundtrack: C’eravamo tanto sbagliati, Lo Stato Sociale