Conosco Parigi abbastanza bene: l'ho visitata spesso e negli ultimi anni tutte le volte che c'andavo evitavo accuratamente i soliti circuiti turistici. La "scusa" era: "tanto l'ho già vista, non vale la pena tornare ancora nei soliti posti, voglio fare qualcosa di diverso". E invece mi sono ritrovata il mese scorso - a metà luglio, proprio quando i francesi festeggiano l'anniversario della presa della Bastiglia (un avvenimento che si ripete ogni anno) - a fare la classica turista (in viaggio con un gruppo di amiche che non avevano mai visitato Parigi) e ho riscoperto con gran piacere una città che non vedevo e che non vivevo da anni: quella del più classico dei tour. E ho ricordato con chiarezza perché è considerata la città più bella del mondo!
Un po' ho invidiato non tanto i parigini che sono abituati ad avere quotidianamente gli occhi pieni di cotanta maestosità, quanto piuttosto coloro che pur non essendo francesci hanno la fortuna di vivere a Parigi. Magari perché ci lavorano o magari perché hanno deciso di frequentare un corso di francese in Francia, per maggiori informazioni sul sito web ESL , scoprirete che esistono scuole di francese specializzate in soggiorni linguistici ad hoc.
La Tour Eiffel (ma su questa tornerò dopo), gli Champs Élysées, Montmartre, il Museo d'Orsay, il Louvre, il Quartiere Latino e persino la gita notturna sul
Bateaux Mouches mi hanno dato davvero grandi emozioni. Erano anni, ad esempio, che non entravo nella chiesa del Sacro Cuore a Montmartre, quartiere considerato maledetto agli inizi dell'800, regno di artisti squattrinati in cerca di fortuna.
E mi sono ritrovata a pregare insieme alle migliaia di pellegrini e a meditare sul fitto mistero che avvolge la basilica, dove si dice che da qualche parte sia custodito il cuore di Gesù. Di un bianco splendente, domina dalla collina sulla quale sorge tutta Parigi. È sicuramente uno dei panorami che preferisco.
La giostra di Amelie, proprio alle spalle della chiesa - dove artisti si ritrovano a dipingere, a scolpire, a disegnare improbabili ritratti ai turisti che affollano la piazzetta - mi ha fatto tornare un po' bambina. Sono letteralmente impazzita ad entrare e uscire dalle decine di negozi di souvenir dove ho comprato di tutto ( a prezzi, tra le altre cose, abbordabilissimi).
Ho sempre pensato che Parigi non fosse più bella di Roma, ma solo meglio illuminata. Ebbene, durante la mia gita notturna in battello sulla Senna mi è venuto qualche dubbio. Roma è la Città Eterna, si sa,ma i palazzi, i monumenti, e tutto quello che ho potuto ammirare dal fiume mi hanno lasciato davvero senza fiato. Di una bellezza sconvolgente.
Il caro, vecchio Museo d'Orsay ricavato dalla vecchia stazione d'Orsay in occasione dell'esposizione Universale del 1900 è già di per sé un'opera d'arte. Ma i tesori che custodisce, tutti quei quadri famosi che siamo abituati a vedere solo sulle stampe in giro per i mercatini - dai Papaveri di Monet all'autoritratto di Van Gogh, alle Ragazze di Gaugin - sono davvero qualcosa di unico. È un museo che preferisco persino al Louvre, del quale però non posso non ammettere la grandiosità e il valore. Mastodontico, imponente, il più ricco di opere al mondo, credo: non basta un solo giorno per girarlo tutto.
Il Quartiere Latino, con i suoi locali, ristoranti, negozietti, è quello che preferisco, soprattutto di notte, quando trovi giovani artisti che con i loro strumenti musicali improvvisano concertini che ti fanno ballare anche se sei stanco morto dopo una giornata passata a fare il turista full immersion.
Quello che non avevo mai visto però - e che mi rimarrà impresso per sempre nella mente - è la festa del 14 Luglio, anniversario della presa della Bastiglia. Lo spettacolo dei fuochi d'artificio a Champ de Mars, con lo sfondo della Tour Eiffel che sembrava danzare al ritmo dei fuochi e della musica. Oltre un'ora ininterrotta di spettacolo, preceduto da un concerto di opera lirica e intervallato da una voce maschile imponente che recitava brani di Abramo Lincoln, Gandhi e che ripeteva con ritmo cadenzato "Liberté, Égalité, Fraternité"...e le migliaia di francesi stesi sul prato a fare il gigantesco e tradizionale pic nic con baguette, formaggi e ogni ben di Dio.
È stato in quel momento che ho capito cosa vuol dire avere un orgoglio nazionale. I francesi ci tengono moltissimo alla loro patria, e non solo perché ogni angolo della città in quei giorni era tappezzato di bandiere. È una cosa che si sente, si respira in ogni loro gesto. Ecco perché per imparare la loro lingua secondo me, non c'è modo migliore che organizzare un soggiorno linguistico in Francia (cercate maggiori informazioni sul web) e entrare a fondo nella loro cultura.
Insieme alla consapevolezza dell'onore che hanno di francesi di appartenere alla Francia, ho iflettuto ahimè anche su un'altra cosa, che mi ha dato un po' di amarezza: se noi italiani tenessimo al nostro patrimonio almeno il 10 per cento di quanto ci tengono i francesi al loro, potremmo vivere finalmente di solo turismo, prima risorsa del nostro Paese, ma ultima ruota del carro tricolore.
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