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Parigi: facciamo che è l'ultimo

Creato il 17 ottobre 2014 da The Old Pink Room
Giuro.
Sennò vado avanti fino a Natale.
Dunque. Dovete sapere che i musei di Parigi sono gratuiti la prima domenica del mese. E botta di culo vuole che io fossi lì proprio la prima domenica di ottobre.
Quindi pronti, via, subito di corsa al Musée d'Orsay, convinta di dover aspettare le ore. E invece no! La coda era lunga ma è stata velocissima. Che spettacolo di museo. Lo amo. Peccato che in alcune sale ci fosse davvero troppa gente.
Parigi: facciamo che è l'ultimo
Domenica, quindi vuoi non fare il brunch? Anche se, ovviamente, avevo anche fatto colazione, non scherziamo eh.
Dunque siamo finite (io e la mia accompagnatrice misteriosa) in zona Montmartre da Le Pain Quotidien, dove abbiamo mangiato l'impossibile. Ma era tutto bio, quindi va benissimo.
Parigi: facciamo che è l'ultimo
Poi funicolare per arrivare alla Chiesa del Sacre Coeur (che meraviglia, dentro però è un po' cupa. Salvo l'enorme mosaico dorato in fondo), giro per Montmartre, innamoramento di settecento negozietti ed artisti, ritrovamento casuale del Moulin de la Galette (sì, esiste ancora ed è proprio quello del quadro di Renoir), foto di ordinanza davanti al Cafè de Deux Moulins (Amelie! Il bar! Esiste!), sempre casualmente ci siamo ritrovate davanti al Moulin Rouge.
Parigi: facciamo che è l'ultimo 
Parigi: facciamo che è l'ultimo

Parigi: facciamo che è l'ultimo

Le Moulin de la Galette

 
Parigi: facciamo che è l'ultimo
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Poi dici, dato che è gratis vuoi non provare ad entrare al Louvre?
E ci sono entrata.
A 40 minuti dalla chiusura non c'era più coda, quindi ho visto diverse cose, anche se un po' correndo.
Arc de Triomphe con relativi Champs Élysées e parata per non ho capito cosa.
Parigi: facciamo che è l'ultimo
Parigi: facciamo che è l'ultimo
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Detta così pare che non abbia quasi mai mangiato, invece mi sono abbastanza strafogata. Dolci dolci dolci ma anche il famoso croque monsieur che non avevo mai provato.
Parigi: facciamo che è l'ultimo
Era quasi buio, tempo di ritentare la scalata alla Tour Eiffel. 45 minuti di coda che non sarebbero stati niente se non avessi avuto dietro una famiglia indiana con numero cinque figli sotto ai cinque anni che hanno urlato tutto il tempo. Ho tentato di soffocarne un paio con scarsi risultati.
E poi la meraviglia.
Proprio brutta Parigi da lassù di notte. Bruttissima. Anche la torre che si illumina e sbrilluccica, orrenda proprio.
Parigi: facciamo che è l'ultimo
Parigi: facciamo che è l'ultimo
Parigi: facciamo che è l'ultimoUltimo giorno: cimitero di Pere Lachaise, questi quarantasei ettari di tombe. Ci sono le vie con i nomi. Serve la cartina sennò ti perdi.
L'atmosfera era quella giusta: tempo grigio, freddino, foglie che cadevano. Ho gironzolato un po' e poi sono andata a visitare la tomba di Jimi Hendrix, quella di Edith Piaf e quella di Oscar Wilde.
Avevo camminato per circa sette chilometri quindi poi anche basta.
Parigi: facciamo che è l'ultimo
Parigi: facciamo che è l'ultimo
Ultimo pranzo in una boulangerie con una quiche lorraine e un'eclair, ultimo giro alle Galeries Lafayette e poi era tempo di andare all'aeroporto. Dove ho mangiato il macaron ai lamponi più grande dell'universo, ma questa è un'altra storia.
Cara Parigi, finalmente sono riuscita ad apprezzarti come meriti. 
Spero di rivederti al più presto, mi manca ancora Versailles! Che vergogna.
Quindi, au revoir.

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