di Ferdinando Cocciolo
La Parigi-Nizza incorona Richie Porte, il corridore più meritevole e più continuo, un “predestinato”. Il corridore della SKY, che non ha praticamente sofferto l’assenza di Bradley Wiggins, si è anche imposto nella cronometro finale, che si è svolta sulle dure rampe del Col d’Eze ed ha suggellato le prestazioni di un atleta che ha già dichiarato di avere grandi obiettivi in questa stagione.
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Pochi avevano dubbi su una sua vittoria in una crono non durissima, ma abbastanza impegnativa, che richiedeva ritmo e alta concentrazione. L’australiano ha coperto la distanza in 19’ 16’’ ed ha preceduto un ottimo Andrew Talansky (al secondo posto anche nella generale), e Quintana della Movistar. Al quarto posto il francese Peraud, tra i migliori protagonisti della breve corsa a tappe, salendo sul terzo podio di una gara spettacolare, sempre degna del suo prestigio, sia pure, a mio avviso, collocata in contemporanea in un calendario che prevede anche la Tirreno-Adriatico. La cronometro finale ha fornito notizie significative ed importanti sulla condizione di alcuni corridori che già pensano alle grandi classiche e ai grandi Giri. Nella crono ha deluso le aspettative, ad esempio, l’americano Tejay Van Garderen della BMC, (quarto), venuto alla Parigi-Nizza con obiettivi di vittoria finale, ma ha dovuto fare i conti con lo strapotere di Richie Porte e della SKY.
È stata una buona giornata per gli italiani e i portacolori della Lampre Merida Diego Ulissi e Michele Scarponi, rispettivamente al settimo e all’ottavo posto. Soprattutto per Diego Ulissi, è stata una Parigi-Nizza molto positiva che ha confermato, se ancora ce ne fosse bisogno, la crescita anche psicologica e tattica di un corridore sul quale Beppe Saronni punta molto, per tutta la stagione e non solo per le classiche delle Ardenne. Ulissi è finito settimo in classifica e nelle varie tappe della corsa francese è stato autore di attacchi spettacolari e in linea con il temperamento del corridore. Dicevamo dei segnali dati da alcuni corridori e non si può non fare riferimento, in chiave classiche, alle buone prestazioni di Sylvain Chavanel, un atleta che si è dimostrato ancora una volta “combattivo e generoso”, il “prototipo” del corridore moderno, che piace alla gente e non si arrende mai. Superba è stata la prova del francese nella tappa che ha preceduto la cronometro, quando ha quasi clamorosamente battuto allo sprint il campione del mondo Philippe Gilbert, che sembra ancora lontano dalla migliore condizione utile a rendere al meglio in classiche come la Milano-Sanremo e il Giro delle Fiandre, stessi obiettivi di Chavanel.
Tra i velocisti, a parte un Alessandro Petacchi che a 39 anni non può fare miracoli, non ha deluso le aspettative Marcel Kittel, ormai uno dei migliori rappresentanti in tema volate del panorama internazionale. Per Ivan Basso, praticamente al debutto agonistico e ancora lontano dalla migliore condizione, doveva essere soprattutto un’occasione per acquisire ritmo, e così è stato, in previsione del Giro d’Italia. Mentre Michele Scarponi ha subito dati segnali incoraggianti, in vista dei prossimi appuntamenti, attaccando in salita e mettendosi in mostra.
Ma “l’impronta maggiore” è quella del vincitore della Parigi-Nizza, Richie Porte, un corridore completo di cui, statene certi, sentiremo ancora parlare.