Siamo quindi inclini a pensare che, se non agisce dietro le quinte un unico governo segreto, comunque una struttura planetaria molto potente si dirama poi in diverse fazioni a volte in conflitto tra loro per bieche ragioni di denaro e di dominio, ma accomunate da identici obiettivi e dallo stesso modus operandi. Il mondo è in parte multipolare, ma questa caratteristica deve essere letta come un presupposto utile alla perpetuazione delle guerre - questo ci insegna Orwell in “1984” - più che come una reale pluralità dei centri di potere. Per questa ragione gli atti e le dichiarazioni contro il Nuovo ordine mondiale appartengono alla sceneggiatura: sono finte schermaglie esibite per convincere l’opinione pubblica che qualcuno avversa le cosiddette élites. Alla fine, anche se affiliati a logge differenti, gli uomini che contano sono… “fratelli”.
Con “Mistero” si prendono vari piccioni con una sola fava:
• si ottiene audience che è sinonimo di pubblicità e di introiti pantagruelici;
• si vendono i volumi di Adam Kadmon e di Ade Capone;
• si ostentano libertà di espressione e coraggio nella ricerca;
• si abitua un po’ alla volta il pubblico di piccioni alle nefande trame degli apparati;
• si toglie credibilità ad argomenti seri, condendoli con tipi in costume, scenografie kitsch, donnine da café chantant, intermezzi da avanspettacolo…
• si depista a proposito del problema per eccellenza.
Attraverso “Mistero” tutto è cambiato nella televisione italiota affinché non cambiasse alcunché.
Non escludiamo che “Mistero” o comunque un programma del suo stesso livello (infimo) decida di avventarsi sul vaudeville d'oltralpe per ricamarci su, stupendo il pubblico con effetti speciali non molto diversi da quelli usati dai produttori dell’episodio parigino, circonfuso di un irresistibile fascino letterario alla Maigret (la via della finta sparatoria corrisponde a quella del personaggio di Simenon) nonché cinematografico. In fondo, la Ville Lumière è la città dei fratelli Lumière, dove la cinematografia, sin dal cortometraggio ”Arrivo del treno alla stazione”, intreccia realtà, realismo e ricostruzione, dove dalla lanterna magica, descritta da Proust, si passò alle rêveries di George Méliès.
Parigi è ben valsa la messa in scena: il Narratore idea i capitoli di un feuilletton. I cantastorie li declamano nelle piazze televisive per imbambolare la massa ed Adam Kadmon ci scrive un altro libro… Scalerà le classifiche e si piazzerà fra i più venduti.
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