Paris fashion week, parte 2

Creato il 11 febbraio 2012 da Hermes
Con neanche un mese di ritardo, mi accingo a finire la mia recensione della fashion week parigina. Una parigi finora abbastanza deludente, eccezion fatta per qualche sfilata (Van Aassche, Vuitton, Victor & Rolph...). Come del resto era stata deludente anche Milano. Solo che a Milano non si erano visti gli orrori andati in scena sotto la tour, a favore di una moda più realmente portabile.
Comincio con Kenzo (Margiela una porcata priva di fantasia, tenteranno di spacciare il brutto per concettuale?). Sulla passerella franco-giapponese di due americani va in sfilata un uomo colorato, vestito in modo abbastanza semplice con qualche uscita più sportiva e altre eleganti. Molte stampe dal sapore vintage e un buon uso del colore completano il tutto. I tagli dei completi sono normalissimi (strano ma vero!) un po' tendenti al comodo.




Ann Demeulemeester ci prova a sfornare qualcosa di interessante, ma non riesce. Comunque rimane carino il fading, che sta vivendo il suo periodo di gloria tra gli stilisti maschili.

Dior Homme ha un sapore freddo e militareggiante. Fa pensare a un inverno polacco. Certo il militare non è un' ispirazione innovativa per il menswear (un po' come i fiori a primavera,"Avanguardia pura"), ma funziona sempre. Ecco quindi spuntare tagli militareschi e alamari, mimetiche da neve reinterpretate e così via. I volumi sono confy (esiste?) ma non shabby. Come un' onnipresente oliva i colori sono verde militare, grigio cupo e nero. Un buon esercizio di stile per quello che è il ramo meno noioso di Dior. Gli darei un otto meno.






Cerruti fa uscire i modelli in pigiama, almeno così mi è parso. Ben più allettante Miharayasuhiro, che propone forme over e un classico rivisitato, all'insegna dei colori più scuri. Ecco così il piumino in lana, il camouflage scintillante e la giacca dal revers in pelliccia. Gradevole. Otto.
Viva la libertà sessuale, mostrate la caviglia!






Damir Doma propone un viaggio intorno al mondo all' insegna dell'etnico. Sarebbe stato molto interessante se non ci fosse stato quel pesante uso di brutte e ridicole pellicce. Dall' Africa al Tibet, passando per una Parigi misteriosa con i toni gotici di Londra. Colori scuri, come grigio e nero, la fanno da padroni. Godiamoci insieme quel che ne resta, eliminate le pellicce:






Si passa poi a Hermès, una vera e propria rassicurazione. Come spiegavo in un vecchio post, Hermès reinterpreta con i suoi stilemi le mode delle passerelle. Gli stilemi Hermès sono una garanzia, e reinterpretare può significare anche "annacquare", che, con i trend di stagione, non sembra poi un gran male. Hermès poi ha il grande pregio che ci si possa vestire, almeno per l'uomo, esattamente come da sfilata, alla Dello Russo, senza cadere nel ridicolo. Ok, forse un trench/accappatoio di coccodrillo sarebbe un po' vistoso, ma...
Ecco dunque una passerella con la sua dose di nero, di astrakan, lussuoso coccodrilo, di pelle (ma del resto si parla della migliore pelletteria francese)  e tanto altro. Non lo dovrei dire, ma stavolta ho preferito Vuitton! (shhhh!). Comunque, 8--.

Da notare le suole arancioni delle scarpe. Un vero e proprio must... altro che Louboutin!




Ogni anno la Nichanian propone una felpa in pelle. Stavolta è il turno dell astrakan. 


Completo in pelle, un mio feticismo!


L'artigianalità e la qualità da Hermès diventano tangibili come da poche altre case di moda...
Sì! Maglieria hand-made, portami via!


Sobrietà all' insegna della crisi...

Un inquietante omaggio al comunismo? Una rappresentazione della crisi economica made in US? Comunque rimane una bella stampa... stellare!



E' ufficiale, la Nichanian è depressa.
Il giorno dopo si comincia con Lanvin, che prosegue per la sua strada. Le dolci, luminose, setose e frocesche sfilate di qualche anno fa sono ormai un lontano e inarrivabile ricordo. La Lanvin moderna è la casa di moda di un guerriero metropolitano molto macho e sperimentatore, non certo di un povero ragazzino diciassettenne blogger che compra le sue tee ricamate. Comunque lo stile si evolve, vediamo che si prosegue fedeli all'anno scorso, quando hanno interpretato e fatto loro il nascente trend del pantalone largo e usato spalle aggressive e  saldamente costruite per le loro giacche. Una sfilata che nasconde i colori, pastello, nella nebbia stile Batman e cavalca una nuova moda, anche stavolta: quella dell'uomo che veste forme over. In generale c'è una forte voglia di dare al classico aspetti nuovi, ma stavolta davvero, e non con piccoli dettagli. Il tuxedo è accompagnato da piumino, il trench in cashmere è sopra il pantalone a zampa di elefante. Però non mi piace nel complesso... sarà che una sfilata di Lanvin non può essere guardata nel complesso ma presa a piccole dosi, pezzo per pezzo (questa primavera, SS 2011, proponevano un bellissimo lavoro di materiali per creare una fantasia a strisce. La sfilata, però, era orrida!). Impeccabili, invece, i dettagli, come le cartelline tagliate chirurgicamente. Bellissima quella in cocco azzurra. Un 7 e 1/2  per la cura e l'innovazione, che diventa otto meno alla luce dei dettagli magnifici e delle considerazioni di cui sopra. Visto che linguaggio? Sono pronto per Montecitorio.


Amo questa chiusura... so chic!
Sembra legno!

Preziosa!




Sembra il mio coniglio da quando ha la cataratta...



Questo mi piace! Best outfit!
Bellissime textures!

Batman (before the diet) and Robin...
Agnès B. crea una collezione senza infamia e senza lodi, semplice (non minimal, semplice e basta) ma carina. Se si fosse evitata la sua uscita finale in leggins di pelle, che castravano la sua cellulite, ne avrebbe guadagnato il tutto e io non avrei vomitato la mia cena. 







Paul Smith si propone allettante. Il tema delle sfilata è un po' "Il vecchio e il mare", quindi naturali intrecci da pescatori del nord, impermeabili e pattern ad hoc. Bella e smerciabile. Un tranquillo 7 e 1/2. Vedere per credere. 
Cominciamo bene: lo voglio!
Ah, le onde!











Hahahah, denti di squalo! Ironico e fantastico uso delle sete!

Cavo, andiamo a pesca!
Cielo, se non sembra un vecchio fisherman scozzese!
Thom Browne manda in scena il gobbo di Notre Dame, il tipico carcerato stereotipo finito in galera per 13 omicidi, tonto e assetato di sangue, che per hobbie gioca a rugby. Non sapeva cosa inventarsi e cercava visibilità. Tiettela.

In chiusura arriva il simpatico brand minimale svedese ACNE, che via via ci svela sempre più colore, pastello, bon ton, anni '50 e femminilità.




No, il calzino bianco no!





Chiude in bellezza Arnys, storico negozio di lusso parigino al livello di Hermès, con una sfilata classica ma particolarmente riuscita. Una moda classica ma spensierata, che sembra riportare indietro a tagli settecenteschi o cinesi. Colori vivi, palette autunnale, pellami e grandi fasce in vita, come in un tuxedo. Bravò!








E con questo abbiamo concluso. Si cali il sipario!
(Clap, clap, clap clap!!!!)

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