Magazine Viaggi
Con la testa immersa nei recenti viaggi tra orienti vicini e lontani mi sono quasi dimenticato del mio coté gourmand. Giusto per tenermi in allenamento vi sparo tre brevi recensioni di ristoranti parigini.
Ze Kitchen Galerie, in 4 Rue des Grands Augustins, qui ero con gli sposini. Questo posto era diventato di moda qualche tempo fa. Oggi fa ancora il tutto esaurito ma a me ha lasciato l’impressione di “un po’ troppo”. Un po’ troppo nei sapori, un po' troppo nelle portate, un po’ troppo simpatici i camerieri, un po’ troppo bo-bo la clientela un po' troppo finto-decontracté. E visto tutto quello che lo precede, un po’ troppo anche il conto.
Il Vino, in 13 Boulevard de la Tour Maubourg, qui ero col sorriso più contagioso del mondo. E’ un posto decisamente speciale: un wine restaurant in cui si abbinano i piatti ai vini della carta anzichè viceversa. Quindi qui scegli i vini e i piatti arrivano a sorpresa. Ottimo: ottimi i vini, ottima la cucina, ottimo lo staff (diversi italiani) e ottimo Enrico Bernardo*, ottimo amico di Giuseppe Vaccarini*. Enrico ci ha preparato un piatto speciale: un coniglio con la polenta al sapore di casa, come quello che fanno le nostre mamme le domeniche d'inverno. Fatte le debite proporzioni qui l’esperienza vale decisamente il conto. Ci tornerò di sicuro! NOTA: Sia Enrico che Giuseppe sono grandissimi sommelier. Giuseppe è stato in un certo senso il maestro di Enrico ed entrambi sono arrivati fino ad essere campioni del mondo: Enrico nel 2004 e Giuseppe nel 1978. Per la cronaca, l’Italia ha vinto questo concorso tre volte, (la prima fu nel 1971). L’attuale campione è tale Gerard Basset, che nonostante il nome è un baffuto e poco piacente signore inglese. Succede ad Andreas Larrson, svedese che i miei amici della Sanpellegrino conoscono fin troppo bene.
Chiudo con Derrière, al 69 di Rue des Gravillers, nel Marais. E dato il quartiere sono portato a ritenere che ne' nome ne' numero civico possano ritenersi casuali.
Cominciamo dal cibo perchè poi qui c'è parecchio da raccontare di contorno.
Io sono stato su scelte leggere: un'insalatina al parmigiano e una tagliata di tonno. L'insalata era saporita e carnosa, il parmigiano stagionato perfettamente (se ve lo dico io ci potete credere), del tonno era giusta la cottura e sorprendentemente abbondante il piatto. Se invece siete per cucine più sostanziose vi tranquillizzo: sappiate che in questo posto ho visto anche gazzelle strafogarsi di ossobuco.
Bibiche è super-branchè quando vuole esserlo quindi, cucina a parte, questo è al momento uno dei posti che fanno tendenza a Parigi. O forse dovremmo dire che lo era, visto che ora lo conosco anch'io. Come diceva Groucho Marx: "non vorrei mai far parte di un club che mi accettasse tra i suoi soci".
Al Derrière comunque ci si va per numerosi e disparati motivi. Nell'ordine, visto che in Italia ora pare vadano per la maggiore le liste:
1. per cenare come se si fosse semplicemente invitati a casa di amici;
2. per una partita a ping-pong coi riflessi appannati dopo un mojito per aperitivo e con l'intera cena e una bottiglia di rosso in corpo;
3. per perdere la pallina tra le gambe di una coppia lesbo;
4. per guardare di traverso sei ragazzetti omò che ti fanno spudoratamente i raggi-X al piatto;
5. per sfogliare riviste e copertine di ellepì retrò;
6. per ascoltare musica primi anni '80, Clash e Rolling Stones su tutti. (in questo momento Parigi ha un debole insopportabilmente intellò per quel periodo);
7. per dare un'occhiata annoiata alle ormai immancabili modelle;
8. per ingannare il tempo nei bagni in comune;
9. per fumare nel cortile di sassi
10. per farsi un cognac nel budoir che sta dietro la porta del finto armadio al primo piano.
Per quanto non lo si possa definire esattamente un posto a buon mercato il conto non è esageratissimo e l'esperienza vale comunque la spesa.
Ciao, alla prossima!
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