Non cambierà nulla
Per gli italiani non cambierà nulla! Assolutamente nulla! Continuerà questa lenta agonia della nostra economia ormai allo stremo delle forze.
Per capire qualcosa delle conseguenze che avranno le decisioni (e le indecisioni) di Draghi oggi non si devono guardare i mercati azionari, ma quelli valutari, ed in particolare, naturalmente, il cross Eur/Usd.
Ed ecco casa è accaduto: il cambio si trova su quota 1,36 quando arriva la notizia del taglio dei tassi e subito l’euro perde mezza figura, va così in area 1,355 fin qui tutto normale, ora si attende l’intervento di Draghi, e le parole del Governatore della Bce confermano le attese, ci saranno interventi dell’Istituto di Francoforte quindi l’euro si deprezzerà.
Ed ecco che puntualmente il mercato va in quella direzione, quando il cross arriva a 1,35 però, improvvisamente, qualcosa cambia, i pesci sono nella rete ed è arrivato il momento di tirarli su.
1,352 … 1,354 … 1,356 … 1,359 … 1,362 … 1,364 … 1,365 a quel punto qualcuno dice “forse abbiamo esagerato” e quindi si ritorna su quota 1,362 comunque un livello superiore rispetto a quello dal quale eravamo partiti.
Ed allora, cari lettori, chiedetevi perché dopo una manovra “ufficialmente” depressiva nei confronti della nostra moneta, alla fine l’euro non solo non si è deprezzato, ma addirittura si è apprezzato?
Forse il mercato a Draghi non crede più? Cioè al Draghi svincolato dalla Bundesbank?
Il Presidente della Bce ha sottolineato con enfasi che le decisioni assunte erano state prese all’unanimità, Germania compresa! Certo, Germania compresa! Ed in effetti ecco i risultati! Un euro ancora più caro che penalizzerà ulteriormente la fantomatica ripresa dei Paesi periferici.
Le decisioni prese non faranno cambiare la situazione di una virgola, la Germania continuerà a dominare in Europa e gli Stati Uniti … sono felici come non mai, con un dollaro sempre più sottovalutato continueranno la loro politica di far pagare la crisi agli altri.
Ma la nostra Piazza Affari ha guadagnato ed anche tanto! Certo il Ftse Mib (+1,52%) ha messo a segno un buon guadagno ma il nostro indice di riferimento è tutt’altro che correlato con l’economia reale italiana, i titoli che lo compongono non dipendono molto dal mercato domestico, ed alle Banche (il settore di gran lungo preponderante) arriveranno ancora tanti soldi, non importa se i tassi saranno negativi.
Ed ecco così che guadagnano oltre due punti percentuali Mediobanca (+4,01%), Azimut (+3,78%), Unicredit (+2,86%), Mediaset (+2,73%), Intesa (+2,37%) e Banco Popolare (+2,04%).
Bene anche gli altri titoli del comparto bancario: Bper (+1,95%), BpM (+1,34%) Ubi Banca (+1,02%) ed una freccia verde, anche se frazionale per Banca MPS (+0,16%) che stasera annuncerà le condizioni che regoleranno l’aumento di capitale da 5 miliardi di euro (ma ci pensate? 5 miliardi di euro di adc per una Banca che ne vale molto meno della metà!). Viene dato per scontato uno scostamento del 30% rispetto al Ter, visto che ha funzionato per quelle precedenti meglio non cambiare abitudini.
Non ci sono stati solo rialzi, però, in questa seduta, pesantissimo il crollo di Yoox (-6,13%), in calo anche Salvatore Ferragamo (-2,00%), Autogrill (-1,16%), Moncler (-0,45%), Prysmian (-0,36%), Tod’s (-0,20%) e Gtech (-0,20%).
Giancarlo Marcotti per Finanza In Chiaro