Magazine Curiosità
Non c'è niente di più paradossale di uno spiritista che parli contro lo spiritismo.
Con questa nota non è mia intenzione farlo, ma sento necessario precisare alcuni aspetti che dovrebbero essere sempre presenti a chi si avvicina agli studi medianici e sopratutto a chi sente di avere queste qualità.
Dovremmo sapere che la scala delle possibilità medianiche è molto ampia e si sviluppa sempre sulla base di uno psichismo, da cui non si può prescindere. Dunque esiste sempre uno psichismo che gestisce, adatta, manipola o sostituisce quello che si può definire un'apertura con i piani più sottili di esistenza.
Allora il problema non è la medianità, la quale, di per sè stessa, non si impone mai, e la sua gestione è pari a quella che si può avere dei sensi fisici o dei nostri impulsi, desideri o aspirazioni di realizzazione personale. Il problema è il nostro equilibrio psichico.
Se queste "aperture" sono supportate da una psiche debole, squilibrata, carica da tensioni non compensate, ecco che il fenomeno medianico acquista tutte quelle caratteristiche di patologia psichiatrica e diventa molto pericoloso, sia per il soggetto che la vuole esercitare, sia per chi si lascia suggestionare da fenomeni (seppure di notevole spessore sia psichico che fisico) ai quali dà un valore spirituale che non hanno affatto.
Così, ai suoi estremi, si hanno possessioni, ossessioni, plagi, infestazioni. Se va bene, invece, si avranno quelle personalità compulsive, il cui unico scopo è quello di scrivere pagine e pagine di messaggi "medianici", con un contenuto specchio dei desideri personali dello stesso soggetto.
Purtroppo devo dire che i veri nemici dello spiritismo non sono gli scettici, ma sono gli stessi spiritisti.
Il problema è che la medianità, come la sensitività in generale, non è una dote che si possa gestire con la volontà e richiamare a comando. Chi lo fa o dice che può farlo, nella migliore delle ipotesi, imbroglia se stesso.
Dicevo che non è una dote, ma uno stato di coscienza, il quale si realizza quando le circostanze sono in perfetta sintonia con energie sottili e misteriose che non possono essere gestite dalla mente o dal desiderio. E' un aprire se stessi oltre l'io, oppure anche solo rendere il proprio io così malleabile da essere tramite di impulsi esterni a cui deve rendersi sensibile.
Medium lo siamo tutti.
Lo siamo nel nostro intimo, che va scoperto, nel pensiero aperto, che colga quelle intuizioni e ispirazioni di una natura superiore in cui siamo in costante contatto. Lo siamo nella compassione, tramite di energie di cui non siamo mimimamente consapevoli. Ma... non lo siamo quando desideriamo esserlo.
In questo senso quando mi invitano a parlare di medianità e di spiritismo, confesso che ho alcuni pregiudizi. Non tanto verso i congressi di spiritismo o parapsicologia, quanto verso il sistema che, in questi o in altri ambienti, prevede una prestazione medianica su appuntamento o simili.
Per quello che so, nessun medium "serio" ha mai partecipato a dei congressi con le proprie prestazioni, nè esercita la propria medianità con appuntamenti finalizzati a contattare parenti defunti.
Non potrebbe mai farlo, proprio per le cose che ho detto prima.
Cioè non è possibile riuscire a ricreare uno stato interiore, tale da permettere un rapporto con i piani più sottili di esistenza, in un ambiente con specifiche aspettative personali e con un figura che è obbligata a fungere da centralino telefonico con l'aldilà.
Ripeto che chi pensa che questo sia possibile o pecca di ingenuità o truffa o mente a se stesso.
La mia non è una posizione pregiudiziale, ma tesa a dare il giusto valore al fenomeno medianico, il quale non si può ridurre a tutte quelle innumerevoli manifestazioni la cui principale ispirazione è il proprio inconscio.
Allora sì, che avrebbero ragione quelli del CICAP o altri denigratori di fenomeni la cui radice, ricordo, non è nel nostro pensiero, nè nelle nostre intenzioni (per quanto nobili) nè nel nostro io, generatore di illusioni e fantasmi mentali.
Per questo è fondamentale conoscerci e conoscere le ragioni che ci spingono a credere o a non credere. Come è fondamentale studiare approfonditamente quelli che si ritengono fenomeni trascendentali per distinguere "l'oro dall'orpello" e trovare il giusto equilibrio per la nostra vita di relazione con una materialità che "sfuma" nel trascendente.
Siamo uomini e siamo "spiriti". .....Qual è il confine?
Sono convinto che se il desiderio è solo dell'io, la sua origine è in quella limitazione il cui movimento è oltre l'io. Quel movimento è "desiderio" come tensione verso il divino, apertura verso la trascendenza che così innesta quel processo che fa nascere il miracolo che lega cielo e terra, che rompe e supera le leggi della materia grossolana per accedere a quelle più sottili del mondi superiori.
Sono anche convinto che la medianità è solo uno dei tanti aspetti che manifestano questo miracolo. Perchè ognuno di noi può creare quelle circostanze per poter far volare il proprio pensiero oltre gli schemi e incontrare, percepire, sentire chi non è più di questa terra.
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