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Parlare da soli e il cane Arturo

Da Bimboverde
Ieri ho portato un po' in giro la pantegana che continuava a grattarmi le scarpe, particolarmente impaziente. Arrivati al fiume trovo un numero del Venerdì di repubblica dimenticato su uno dei grandi massi più meno quadrati che ricordano un po' dei tavolini. Mentre il canide scorrazza felice dietro le papere, senza però entrare mai nella poca acqua del torrente, leggo un articolo interessante.
Sembra, secondo alcuni scienziati canadesi , che parlare da soli non sia segno di squilibrio, ma anzi un'attività che può aumentare il nostro controllo e la nostra attenzione. Da una ricerca si è visto, per esempio, che quando alcuni studenti dovevano assegnare un nome alle immagini che scorrevano velocissime su un computer e con schemi ingannevoli, quando potevano ripetere ad alta voce il nome degli oggetti , o comunque parlare, gli errori fatti erano sensibilmente minori. Un altro esempio chiarisce meglio la situazione. Se stiamo cercando gli occhiali e ripetiamo ad alta voce questa parola abbiamo sicuramente una maggiore probabilità di trovarli perché la parola e il suo suono preattivano la rappresentazione dell'oggetto nelle parti visuali del nostro cervello, aumentando la capacità di riconoscerlo. Quando arriva il setter Arturo , il cane che il topazzo in assoluto meno sopporta, devo prendere di peso la pantegana che già comincia nel suo piccolo a ringhiare e fare la voce grossa . L'altro cane sembra solo infastidito, tranquillo e pacifico , mi guarda . Sembra solo pensare : “me lo levi di torno ?”
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