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Parlare della morte ai nostri bambini

Da Psytornello @psytornello

Parlare della morte ai bambini

Esistono due argomenti che rappresentano spesso un vero e proprio tabù all’interno del dialogo con i nostri figli: il sesso e la morte. Del primo abbiamo già parlato in un post precedente. Oggi vorrei affrontare il tema del lutto.

I mass media ci bombardano quotidianamente con fatti di cronaca trasformandosi in vere e proprie vetrine di morte eppure, paradossalmente, a casa e a scuola si cerca spesso di evitare l’argomento. Una delle ragioni che giustificano questo silenzio è che gli adulti cercano di proteggere i bambini dal dolore, considerandoli non in grado di comprendere un mistero tanto profondo come quello della fine dell’esistenza. In realtà anche per “i grandi” la morte è fonte di profonda angoscia perché mette dinnanzi alla propria vulnerabilità e frantuma l’inconscia illusione di onnipotenza, del poter controllare ogni cosa. La morte di una persona cara, anche quando attesa a causa di una lunga malattia, rappresenta un evento altamente traumatico e coglie talmente impreparati da far sorgere la consueta domanda: “Perché è successo proprio alla mia famiglia?“.

E così, se siamo particolarmente protettivi nei confronti dei nostri figli, evitiamo di parlarne e osserviamo un silenzio che impedisce anche a noi adulti di manifestare i nostri sentimenti, il nostro dolore. Ma i bambini, che hanno una sensibilità molto spiccata, si accorgono subito se qualcosa non va, se mamma e papà si comportano in modo diverso dal solito, se i loro sorrisi sono “sbiaditi”. Spesso, evitare certi argomenti non fa che alimentare le fantasie dei piccoli e può portarli a darsi autonomamente delle risposte per comprendere una situazione altrimenti incomprensibile. Inutile dunque evitare l’argomento o mentire su quello che è successo. Può essere invece utilissimo aiutarsi con delle fiabe che, attraverso la metafora, diventano strumento per comunicare in maniera comprensibile la perdita e permetterne l’elaborazione. Esse insegnano ai piccoli che, per quanto sia difficile perdere delle persone a cui si vuol tanto bene, è comunque possibile costruire un futuro senza di loro ma portandole sempre nel cuore.

Ovviamente la comunicazione deve essere adeguata all’età, quindi anche la fiaba. Solitamente si consiglia di affrontare il tema della morte dopo i tre anni, quando il bambino è abbastanza grande per comprenderlo.
Ecco un racconto esemplificativo che può essere utilizzato dai 5 anni per aiutare il bambino affrontare il lutto ma in generale il distacco da una persona cara:

“Nella calda savana africana, vivevano molti branchi di elefanti. In uno di questi branchi viveva Bingo, un elefantino davvero speciale: era piccolo piccolo e tutto rosa. Bingo era vispo, allegro e rendeva tutti felici.

Un giorno Bingo si fece un grande amico: Fred, che viveva in un altro branco. Anche Fred era un elefantino molto speciale: era tutto a pois.

Fred e Bingo passavano il tempo a fare chiasso, a sguazzare nelle pozze, a spruzzarsi acqua e, quando faceva veramente molto caldo, a poltrire all’ombra dei baobab. Andavano così d’accordo che si capivano anche senza parlare: bastava loro uno sguardo, o una leggera sventolata di orecchi, o un piccolo movimento della proboscide.

Ma un giorno la mamma di Fred disse: ” Il nostro branco ha deciso di andare a vivere altrove. Purtroppo dovete dirvi addio.”

I due elefantini si salutarono stringendosi a lungo la proboscide. Erano entrambi molto tristi. Bingo, immobile, seguì con lo sguardo i suo amico, finché non lo vide sparire dietro l’orizzonte. Fred si voltò più volte indietro, finché Bingo fu solo un puntino rosa che si stagliava contro il cielo.

Bingo ora si sentiva così triste che non aveva più voglia di giocare. Senza Fred, non c’era più gusto. A volte Era anche arrabbiato con la mamma di Fred, che si era portata via il suo amico. 

“Piangere non serve a niente, tanto non può tornare” gli ripeteva un elefante del branco. “Capita a tutti di perdere un amico. Ma vedrai, te ne farai presto uno nuovo” cercava di consolarlo un altro. “Inventa qualche nuovo gioco, così penserai meno a lui e un giorno lo dimenticherai” gli diceva un altro ancora. Tutti i membri del branco erano molto preoccupati per Bingo.

Visto però che non si riprendeva, l’elefantessa più anziana del branco gli consigliò un giorno di andare da Enrica, la civetta. Enrica era conosciuta in tutta la savana per la sua saggezza, e tutti, quando avevano bisogno di un consiglio, andavano da lei. Fu così che Bingo, dopo ore di viaggio, arrivò all’albero dove abitava la civetta.

Enrica ascoltò la sua storia con molta attenzione. Poi dondolò più volte la testa da sinistra a destra e da destra a sinistra, si schiarì la voce, e finalmente disse: “Ci sono tre cose che devi fare. Prima cosa: quando sei triste, devi piangere, senza badare a chi ti sta intorno. Piangere è come quando ci sono le nuvole nere e piove. Quando smette di piovere, tutto è molto più splendente. Seconda cosa: racconta tutti i tuoi dispiaceri solo a chi ti vuole veramente bene. Terza cosa: fai a Fred un po’ di posto nel tuo cuore, così lo avrai sempre vicino a te, anche se sarà lontano”.

“Grazie” disse Bingo, “ora mi sento già molto meglio”

Quando Bingo arrivò a casa, seguì i consigli della civetta. Per prima cosa liberò tutta la sua tristezza. Pianse per tre giorni e un’ora. Finché dovette smettere per non annegare nelle sue stesse lacrime. Allora fece un respiro profondo, e si sentì ancora meglio di quando aveva parlato con la civetta.

Poi Bingo raccontò alla mamma di quanto gli mancava Fred. “Lo so, è terribile perdere un grande amico” gli disse la mamma abbracciandolo forte con la proboscide. Allora Bingo si strinse a lei e sentì ancora meglio di quando aveva smesso di piangere.

Poi andò a sedersi da solo sotto un albero e cercò nel suo cuore un posto per Fred. Quando l’ebbe trovato, Bingo di colpo si sentì molto molto meglio di quando si era confidato con la mamma. Nel suo cuore c’era ora un grande e bellissimo posto per Fred.

Poi Bingo trovò che di posto nel suo cuore ce n’era ancora tanto; per tutti gli elefanti del suo branco, per tutti quelli che percorrevano la savana, e anche per tutti quelli che ancora non conosceva. Adesso era proprio felice.

E quando vide gli elefantini del branco che giocavano tra loro, ebbe di nuovo voglia di fare chiasso, sguazzare nelle pozze e spruzzare acqua. Naturalmente, ai suoi nuovi amici parlò molto di Fred.

Pensava sempre tanto a lui. A volte chiudeva forte gli occhi per meglio ritrovarlo nel posto che gli aveva fatto in fondo al cuore. Di notte lo sognava. Lo vedeva, con il suo vestito a pois, che giocava con tanti amici che lui non conosceva, ma che anche loro, amavano sguazzare nelle pozze, spruzzarsi acqua e, quando faceva molto caldo, poltrire all’ombra dei baobab. Bingo era certo che anche Fred ora era felice.

Con il tempo il piccolo elefante rosa si fece un sacco di amici, tutti speciali. E per ognuno Bingo trovò un grande e bellissimo posto nel suo cuore”.

M. Weitze, E. Battut, Come il piccolo elefante rosa divenne molto triste e poi tornò molto felice, Edizioni Arka


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