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Parlare di internet a scuola

Creato il 30 maggio 2015 da Annovigiulia @AnnoviGiulia

digital-studentOggi si è conclusa la mia esperienza. L’anno scolastico sta finendo e con esso i miei incontri a scuola con genitori, insegnanti e ragazzi. È stato il mio primo esperimento ben riuscito.

Qui vorrei elencare alcune delle mie impressioni. Cosa ho trovato nelle classi? Intanto tanta attenzione: l’argomento era appassionante per i ragazzi, che si sono aperti in un modo sorprendente con me. Sono riuscita a imparare tante storie (il più delle volte negative) che riguardano la loro vita sul web.
Lì spesso si giocano i loro litigi, gli insulti, le prese in giro, la paura. E la codardia che manifestano nel non riuscire a esprimere la loro rabbia nella vita reale, si ripropone poi quando tutti sanno da una chat di gruppo che due si sono dati appuntamento per picchiarsi senza intervenire.

Sul web i ragazzi sono spesso passivi: sono pochi i ragazzi che hanno aperto un blog, che scrivono tutorial o che si attivano per fare una ricerca in autonomia. Di gran lunga si preferisce passare la giornata sui social (whatsapp primo fra tutti) e su youtube. Non sanno che dietro le pagine c’è un codice. Non sanno come funziona e non si interessano.

Gli adulti dal canto loro li ho trovati soprattutto impreparati, disinteressati, poco curiosi anche di quella che è la vita digitale dei propri figli. I genitori e gli insegnanti poi spesso perdono autorità su questi temi: è troppo comodo dire al figlio “io non so fare questa cosa, falla tu al posto mio! Io non ci capisco nulla”.
La situazione però cambiava nel momento in cui venivano a conoscenza di rischi, pericoli e episodi avvenuti proprio all’interno delle loro classi. Allora l’emozione volgeva verso la paura.

Penso che chi è adolescente oggi abbia una grande opportunità. Io iniziato a usare internet nel 1994,  grazie a un corso organizzato dalla Biblioteca del paese dove frequentavo il liceo. C’erano ragazzi più grandi di me che mi spiegavano i segreti della rete. Ricordo ancora le pegine con quell’architettura minimalista, vuota, schematica e le parole che sembravano arabo. Allora la rete non era così alla portata di tutti, o almeno non lo era per me.

Sono fiera di quella curiosità però e sono contenta di andare oggi nelle scuole a parlare di internet, perché vorrei che davvero potesse essere sfruttato in modo completo, riconoscendone bellezza e potenzialità.
Spero di solleticare in loro quella curiosità che aveva spinto me a esplorare quel mondo nuovo e spero di fare lo stesso negli adulti.  Chi non conoscerà pericoli e potenzialità della rete, sarà l’analfabeta del prossimo futuro.
È necessario che inizi un dialgo tra gli adulti e i ragazzi,    perché la maturità degli uni serva a indirizzaare la curiosità degli altri verso ciò che di bello riserva il web.


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