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Parliamo dei sogni

Creato il 28 gennaio 2016 da Cultura Salentina

28 gennaio 2016 di Dino Licci

Sogno 

Parliamo dei sogni

Fra i tanti misteri che affliggono l’umanità o che la stimolano alla ricerca, c’è quello dei sogni che molti considerano il tratto d’unione tra il mondo dei vivi e quello dei morti o comunque  qualcosa di trascendente che ci raggiunge dal mondo esterno. Da Dante a Shakespeare, da Freud a Jung, molti grandi del passato hanno colorato d’immagini fantastiche la “dimensione” sogno. Cartesio addirittura vedeva nella ghiandola pineale la sede dell’anima e, se ne parlo qui ed ora,  è perché proprio tale ghiandola, attraverso le sue cellule, i  pinealociti, produce la melatonina, la sostanza cioè che regola il ritmo circadiano sonno-veglia e, con esso la comparsa dei sogni.

Durante il sonno si verificano varie fasi che si ripetono ciclicamente e che, semplificando al massimo, potremmo indicare come fase non REM o sonno profondo  e la fase REM durante la quale si sogna o quanto meno crediamo di sognare di più perché, al risveglio ci troviamo appunto in fase REM. L’acronimo REM ( Rapid Eye Moviments, rapidi movimenti degli occhi) ci suggerisce come, in questa fase, il movimento oculare, a palpebre chiuse, ci introduce in un mondo parallelo dove “vediamo” immagini fantastiche fuori da ogni logica, da ogni dipendenza spaziale o temporale, ma ricco d’intense emozioni che spesso si traducono in veri incubi. *

Durante il sogno possiamo dialogare con i nostri cari defunti, riuscire a volare o precipitare in orridi abissi, diventare protagonisti di scene di violenza, di esperienze erotiche, di situazioni assurde, paradossali, stravaganti e folli.

Facile cadere nella trappola che esista  una genesi “esterna”  in tutto ciò, ma  le moderne  conoscenze scientifiche ci dimostrano  che la genesi del sonno (e quindi del sogno) è “interna” ed è localizzata nel cervello.

Ho spesso scritto dei trasmettitori cerebrali  quali l’adrenalina, la dopamina o la serotonina  (monoamine) da un lato e l’acetil colina dall’altro, che permettono  di superare le sinapsi che esistono tra le cellule neurali. Bene, l’addormentamento in sonno NREM è legato ad una variazione delle monoamine  e del  livello di acetilcolina  i cui valori si abbassano o salgono anche in modo inversamente proporzionale tra di loro, nelle varie fasi che abbiamo descritto fino a tornare normali con il risveglio.

La perdita di coscienza, il difetto di logica e di memoria, l’apparente realtà del sogno, derivano in definitiva  dall’inibizione della corteccia frontale con conseguente attivazione  delle strutture temporali limbiche, che determinano  emozionalità durante il sogno  ed ancora l’attivazione della corteccia parietale e occipitale con conseguenti  allucinazioni visive e di movimento.

Semplici sequenze di causa-effetto quindi, ma perché la corteccia cerebrale deve essere quotidianamente inibita?

A cosa serve tutto ciò?

Una volta stabilito che il sogno è un fenomeno interno, che condividiamo con gli uccelli e i mammiferi, dobbiamo chiederci a cosa serva  e la risposta non è semplice.

Il fatto che la privazione del sonno e quindi dei sogni comporti la comparsa di deliri e allucinazione, farebbe  pensare che proprio il sogno   costituisca una valvola di sfogo di pulsioni psicotiche latenti che altrimenti si scaricherebbero durante la veglia.

Studi recenti hanno ipotizzato, (sono sempre cauto nell’accettare teorie ancora non “testate” con la riproduzione e “falsificabilità”) che durante il sonno profondo si riordinino i mattoni della memoria a lungo termine soprattutto per quanto riguarda la memoria semantica. L’ipotesi è  avallata dal fatto che, durante la fase REM, si riducono i contatti tra la corteccia e l’ippocampo che è proprio la sede di questo tipo di memoria..

Se oggi abbiamo ampiamente dimostrato che il sogno ha una genesi esterna, non così era nell’antichità quando i nostri antenati scatenavano a proposito tutta la loro fantasia. Così  i Greci pensavano che  Morfeo inducesse  al  sonno  mentre il sogno lo si dovesse a Hypnos il messaggero alato degli dei del tutto paragonabile ai nostri angeli che mettono in comunicazioni l’uomo con le deità.

Parlare dell’interpretazione dei sogni di Freud, porterebbe via molto tempo, ma possiamo ricordare che egli, rifacendosi alle intuizioni geniali che già Artemidoro di Efeso ebbe nel II secolo dell’era volgare, collegherà il sogno alle vicissitudini biografiche del singolo soggetto e comunque esso rappresenta un palese distacco dalle credenze trascendentali dei miti o dalle pratiche cabalistiche. E faremmo un torto a Platone se non gli riconoscessimo il merito di aver per primo, nel VI secolo a.C.,  collegato il sogno al vissuto emozionale del singolo.

Per finire dobbiamo ricordare che mentre la muscolatura si riposa durante il sonno, il cervello continua, anzi aumenta la propria attività come oggi, alla luce delle moderne metodiche si può dimostrare e  non sarebbe solo un ordinato archivio di ogni nostra esperienza mnemonica, ma anche l’ispiratore di scelte, decisioni e creatività artistica.  E questo io lo posso confermare trovando lo spunto nei sogni per dipingere i miei quadri più significativi.


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