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Parliamo di donne

Creato il 30 giugno 2011 da Albertocapece

Parliamo di donneStamattina ho davanti agli occhi due foto, foto di donne. Una ritrae sorridenti la Marcegaglia e la Camusso dopo aver firmato, anzi diciamo così, decretato l’estromissione dei lavoratori dalle decisioni che li riguardano direttamente e aver ridotto il diritto di sciopero. L’altra ritrae altre donne incazzate, le lavoratrici della Mavib di Inzago, licenziate dall’azienda perché  ”così possono stare a casa a curare i bambini” e difese soltanto a parole sia dai sindacati che dai colleghi uomini.

Mi chiedo dove sia la diversità tanto ipotizzata e acclamata delle donne che avrebbero un modo altro di accostarsi alle decisioni e alle scelte. Forse le tipologie di discorso, le movenze dialettiche saranno diverse, ma la sostanza è la stessa: ai piani altri il potere rimane senza sesso. In quelli bassi dove il medioevo prossimo venturo preme alle porte di una società destrutturata e impaurita, il ritorno indietro si concreta in un’antica e mefitica divisione di ruoli.

E alla fine le donne, quelle che non vivono in qualche area di privilegio, finiscono per subire sia il maschilismo di una società arretrata, sia gli accordi di altre donne. Il potere non ha sesso e riporre eccessive speranze di cambiamento da quote rosa, non si sa bene come formulate o chissà quali rivoluzioni perché in un posto di vertice c’è una donna, ha davvero poco senso.

Il comando, il dominio proprio mentre risponde a un egoismo di fondo è però impersonale, rappresenta la logica di rapporto di una società: quanto più essa è di fatto autoritaria nella sostanza tanto più sarà lontana da caratteristiche personali e di genere. So che è un discorso molto controcorrente, anzi decisamente controcorrente, qualcosa che mette a frazione il senonoraquandismo, ma temo che pensare di cambiare le cose attraverso il genere è una pura illusione.

Per carità questo non toglie nulla alla battaglia contro il maschilismo e a quella per avere uguale trattamento, sia di salario, che di istruzione, che di accesso. Ma a ben vedere questa è una battaglia che riguarda tutti, uomini e donne, in una società così immobile come quella italiana dove il ricambio di classi dirigenti, la mobilità sociale è così scarsa. Dove chi non dispone degli appigli giusti è donna per definizione quali che siano i suoi attributi: meno possibilità, meno soldi, meno opportunità, meno diritti.

Solo con più democrazia, scardinando il senso del potere nelle sua varie forme e dimensioni tutte persone potranno davvero valere per ciò sono. Altrimenti avremo solo segni del comando con vestiti diversi.


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