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Parlo inglese come Tanja Suvorova

Da Tiziana Zita @Cletterarie

girl 2Quando, per lavoro o per diletto, mi capita di dover usare la lingua d’oltremanica, generalmente riesco a cavarmela abbastanza bene, specialmente se il mio interlocutore è svedese, pakistano o di un’altra qualsiasi etnia o nazionalità. La faccenda però si complica se parlo con qualcuno di madrelingua inglese. In tal caso il mio interlocutore assume spesso un’espressione tra il meravigliato e il confuso, cosa che mi fa immediatamente dubitare delle mie capacità espressive. Se anche a voi sono capitate esperienze simili, dovete assolutamente leggere E a mio nipote Albert lascio di David Forrest. Capirete, così che l’inglese che noi parliamo è drammaticamente simile a quello parlato da Tanja Suvorova. La signorina in questione, piacente marconista a bordo di una nave spia sovietica abilmente mascherata da peschereccio, si rivolge ai suoi interlocutori anglo-americani usando con disinvoltura frasi del tipo: “Posso salare nella mia carina e guardarmi nello spicchio grande?”, oppure “Vestitevi alla svolta, vi pregio. Fra porco trascineremo in mare la nave coi rimorsi”.

Ecco, non fosse altro che per rendersi conto delle proprie limitazioni linguistiche, ognuno dovrebbe leggere il libro di David Forrest: E a mio nipote Albert lascio l’isola che ho vinto a Fatty Hagan in una partita a poker.

And to my nephew

Ovviamente, però, nel libro c’è anche dell’altro. Troverete una vena di godibilissimo sarcasmo verso i sistemi politico-militari delle grandi potenze che dai tempi della guerra fredda (epoca in cui si svolgono i fatti narrati) ad oggi, non sembrano affatto migliorati. Troverete un paio di divertenti intrecci amorosi e la confortante riscoperta che gli uomini tendono naturalmente ad amarsi e capirsi, quando lasciati liberi dall’armamentario che tende a farli vivere, sempre e comunque, l’un contro l’altro armati. Troverete, infine, una verità ultima: un buon bicchiere di distillato è una necessità primaria del genere umano.

Quindi, invece di dannarvi l’anima con improbabili corsi di inglese on line, munitevi di un buon bicchiere di calvados (o altro distillato a vostro piacere), spaparanzatevi nella vostra poltrona preferita e godetevi il romanzo di Forrest. Vedrete: sentirsi un po’ come Tanja fa un gran bene al proprio tormentato ego.

dopo di me il diluvio
Ah! scusate, dimenticavo un paio di cosucce. L’isoletta di Roccamalora, vicino alle isole Scilly, ereditata da Albert ed epicentro dei fatti narrati nel libro, non è mai esistita o comunque, volendo credere all’autore, non esiste più.
In verità neanche l’autore esiste. David Forrest infatti è lo pseudonimo con cui i due scrittori inglesi Robert Forrest-Webb e David Eliades hanno firmato questo piccolo gioiello nel 1969 (e pubblicato in Italia quasi dieci anni dopo). I due sono autori anche di The Great Dinosaur Robbery (del 1970), un giallo comico da cui la Walt Disney ha tratto, nel 1975, il film One of our Dinosaurs is Missing: “manca uno dei nostri dinosauri”, i cui i toni violenti sono stati smorzati a favore di un pubblico infantile. Da  After me, the deluge del 1972, Garinei e Giovannini hanno tratto la commedia musicale Aggiungi un posto a tavola che debuttò al teatro Sistina di Roma nel dicembre del 1974, con le musiche di Armando Trovajoli. Difficile reperire i libri di Forrest, sia in italiano che in inglese, ma se siete rimasti almeno un po’ incuriositi potete acquistare, raschiando il fondo del web, anche Dopo di me il diluvio che, strano ma vero, non parla di un noto personaggio della scena politica italiana.


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