E’ che ieri è iniziato tutto così.
Tornavo verso le 19 dalla messa prefestiva, zompettando come un leprotto lungo le nove rampe di scale del Mulino in cui vivo, giusto per tenermi in forma (tondina è una forma) e non solo. La casa di Nostro Signore, infatti, era così gelida che non solo mi aveva ghiacciato le mani e i piedi, ma mi aveva anche montato una pipì incredibile. Quindi, il mio obiettivo era raggiungere il più rapidamente possibile il bagno di casa.
Apro la porta, il tempo di togliermi il giubbino, salutare lui (incredibilmente seduto ad aspettarmi) fiondarmi in bagno che, ecco, mi sento fare questa domanda: <<Sei pronta?>>
Io: <<Pronta per cosa?>>
Lui: <<Ti ho organizzato una cenetta messicana a…>>
Io dal bagno: <<A…?>>
Lui: <<Parma!>>
Io: <<Ehhhh?>>
Lui: <<Dobbiamo essere là per le 20, quindi, dai, sbrigati. Sei già bella così. Andiamo.>>
Io: <<Ma è uno scherzo?>>
Lui: <<Perché dovrebbe?>>
Io: <<Eh, così… Ma a Parma? Davvero? Ma così mi emoziono>>.
Lui: <<Lo sapevo. E’ per questo che ho pensato a Parma>>.
Arrivo dritto al Toschi (il parcheggio per cui occorre aprire un mutuo in banca). Risaliamo a riveder le stelle e tutto m’inonda: ricordi, volti, parole, passeggiate, studi. Tutto ritorna come un’onda. E io, emozionata, che volevo improvvisare un tip-tap dalla gioia.
Parma bella, godereccia e vanitosa. Elegante e piena di giovani. La città in cui ho studiato e vissuto gli anni più belli. Gli anni in cui ho stretto amicizie che ancora oggi tengo strette come fossero oro puro. Gli anni in cui, da imbranata e ingenua, mi fidavo delle persone. Anni di studio ed esami. Anni in cui tutto sembrava più facile.
Ho passeggiato per Via Cavour; mostrato a lui la piazza col Duomo e il Battistero. Gli ho spiegato che se svoltavi a destra e subito a sinistra arrivi al collegio dei frati dove c’era mio fratello. Gli ho indicato dove andavo a mangiare ogni tanto una pizza con le amiche. Ho guardato e ammirato Via Farini così piena di localini e vita.
Gli ho indicato la mia università. Lì, a pochi passi dal centro. Imponente e austero edificio con i corridoi del piano terra ampi e dall’alto soffitto; corridoi con nascoste curiose scale a chiocciola che portavano ai vari istituti, come quello di diritto penale. Quante volte ho salito quelle scale.
Ho mostrato da fuori il Parco Ducale dove andavo a camminare dopo pranzo quando non avevo lezione, giusto per ossigenare il cervello prima di studiare.
E poi lì, in centro, il palazzo della Pilotta con il meraviglioso Teatro Farnese (quando lo vidi per la prima volta rimasi senza fiato per l’emozione… sì, diciamolo, mi emoziono facilmente), la Biblioteca Palatina, la Galleria Nazionale, il Museo Archeologico…. E, poi ancora lì accanto il Teatro Regio e la Chiesa della Steccata e, di fronte alla Pilotta il mio posto preferito, anzi, il mio museo preferito: Museo Glauco Lombardi. Al suo interno vi sono alcune sale dedicate a Maria Luigia, mogli di Napoleone. E, in una di quelle sale c’è, in una teca, il suo “cestino” da ricamo: fili colorati e di seta, aghi e custodie per aghi e chi più ne ha più ne metta. Quando lo vidi, rimasi muta. Ma lo sapevate che Maria Luigia oltre che a dilettarsi con il ricamo era un’eccelsa ricamatrice? Se non sbaglio, proprio in quel museo, infatti, è custodita una mantella nera tutta ricamata da lei con colori vividi, e sfumati, molto orientaleggiante. Quando lessi che l’aveva realizzata lei, rimasi incredula. Fu lì che decisi, su due piedi, che quella donna sarebbe stata una persona davvero interessante da conoscere… ahhhhhh… se solo quelli del CERN inventassero la macchina del tempo… !!!
E poi, ecco che tutto finisce. Si riprende l’auto e si ritorna a casa. E io rimango con la testa farcita di ricordi, sorrisi e avventure.
Lui: <<Vorresti tornare indietro a quei tempi?>>
Io: <<Non lo so. No, non credo. Forse, però, avrei voluto e dovuto imparare già allora a difendermi dalle cattiverie.>>
Lui: <<Ma da quelle tu non imparerai mai a difenderti.>>
Io: <<Dici?>>
Lui: <<Sì, per come ti conosco io… no, non imparerai mai. Sei buona e ti cacci sempre nei guai>>.
Effettivamente….
Però… però quel “cestino” da ricamo di Maria Luigia…. ahhhhhh se solo potessi….!
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