Parola d’ordine:Verità!

Creato il 15 ottobre 2011 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Garlasco, Perugia e Avetrana, sono alcuni nomi legati alle incognite della giustizia umana, processi e delitti che lasciano dolore nelle persone coinvolte e dubbi negli spettatori che trascinati dalla forza ipnotica dei media ne vengono coinvolti.

Su Rete 4, consueto appuntamento con la cronaca nera, con Quarto Grado, il programma di approfondimento giornalistico della testata Videonews, condotto da Salvo Sottile con Sabrina Scampini. Al centro della puntata: il processo per la morte di Sarah Scazzi, a  seguito del rigetto alla richiesta di trasferimento del processo Scazzi da Taranto a Potenza da parte della prima sezione penale della Corte di Cassazione avanzata dai legali di Sabrina Misseri e del prosieguo dell’udienza preliminare per l’omicidio della quindicenne di Avetrana.

La trasmissione, dunque, torna ad occuparsi approfonditamente della morte di Sarah Scazzi e dei quesiti ad essa legati ponendosi due interrogativi preliminari : la giustizia è giusta e i magistrati possono sbagliare?  L’errore è insito nella natura umana. Partendo da questo presupposto, al via dopo la pausa del 29 agosto scorso, necessaria perchè la Cassazione discutesse la richiesta di rimessione avanzata dalla difesa di Sabrina Misseri, il Tribunale di Taranto ha aperto la prima seduta dell’udienza preliminare. Inizia così il procedimento che servirà a discutere la richiesta di rinvio a giudizio di Sabrina Misseri, della madre Cosima Serrano, accusate dell’omicidio e di Michele Misseri, papà di Sabrina che deve rispondere di concorso nella soppressione di cadavere ed altri reati minori.

Tre persone conosciute, amate, sangue dello stesso sangue,  su cui tutto ruota da ormai da più di un anno. Un tempo che non è riuscito   a placare la sete di verità che la mamma della vittima invoca con determinazione davanti  ai numerosi giornalisti, chiamati a testimoniare il suo dolore e il suo pensiero  su quella famiglia che le ha strappato la cosa più preziosa “una parte di lei”. “Voglio la verità, Sabrina deve dire la verità se vuole stare in pace con se stessa. Se continua a non dirla Dio Geova farà parlare persino le pietre per far uscire fuori la verità. Perché se Sarah ha sofferto pochi istanti, la sofferenza che lei potrà provare a non dire la verità sarà un tormento senza pace”.  – “Non riesco ancora a definire il ruolo di Cosima. Ma sarebbe ora che parlasse, lei che non parla mai. Cosima, Sabrina e Michele hanno soppresso il corpo di Sarah, quindi c’è da pensare che tutti e tre sappiano la verità. Quindi parlassero”. “Mi dà molto fastidio che Michele continui a piangere e a pregare quando parla di Sarah, perché così continua ad infangare il nome di Sarah. Un tempo mi faceva pena, ora mi fa schifo, come il resto della famiglia, ma la cosa che oggi mi fa più male è che ancora non dicono la verità”. – Lui ha un suo bagaglio di bugie e si carica anche di quelle di moglie e figlia. Mia figlia non sarebbe mai entrata nel garage perché Sarah ha paura del buio. Michele fa quello che gli dicono di fare. Sta recitando solo una parte per compiacere i suoi famigliari. E’ un uomo che non ha il senso della giustizia, della moralità. Quell’altarino nel garage è una cosa squallida. Vuole chiedermi perdono? Che la smetta di dire tutte quelle cretinate e racconti solo come è morta mia figlia”. – “Tutti la conoscevamo come una ragazza allegra, solare, sorridente. Sarah li amava e loro l’hanno uccisa. Io, ora, voglio il colpevole”!

Parole decise, forti, che dimostrano  una forza di volontà assoluta e tutta protesa a conoscere il nome di chi ha ucciso sua figlia, all’età di soli 15 anni, parole e sentimenti su cui non ci è dato esprimere giudizi, nessuno può scrivere vocaboli sulle emozioni che ruotano attorno al quotidiano procedere della vita di questa donna che, nonostante tutto, e sorretta dalla  fede incrollabile del suo Dio, tenta di placare il tormento provocato dalla consapevolezza che sua figlia, uccisa e gettata nuda in un pozzo pieno d’acqua e poi coperta di pietre, non tornerà più.

E i tre personaggi cruciali di questa tragedia, sono, uno già in libertà, e gli altri in attesa. La mamma fino a luglio del 2012, mentre per Sabrina i termini scadranno il 27 novembre. Il che significa che torneranno libere se, nel frattempo, non sarà intervenuto un giudizio nei loro confronti. Tutto in mano alla giustizia umana. E per  le toghe non sarà facile, in mezzo a una selva di ritrattazioni e mezze ammissioni, appurare la verità. Forse addirittura impossibile venire a capo dell’inestricabile e sinistro groviglio che lega tra loro i “3 moschettieri del male”!


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