Le persone hanno interessi e preoccupazioni che riguardano la loro vita privata, dalle attività in cui spendersi alle amicizie e agli amori da intrattenere, agli ideali da perseguire, ma hanno anche interessi pubblici, di vivere in una comunità in cui possono coltivare le proprie aspirazioni, dove vi sia SICUREZZA E GIUSTIZIA. Proprio perché vi sono interessi pubblici, cioè valori su cui deve essere articolata la società, e quindi conflitti e disaccordi in merito, vi é la politica. I problemi della politica non sono esclusivamente problemi tecnici né di POTERE . La gente di Pentone è ricca di umanità ha un patrimonio ineguagliabile di storia, arte e cultura; dei magnifici ambienti naturali e paesaggi . Noi stessi abbiamo un senso profondo di ospitalità e di solidarietà , attenzione alla qualità della vita, e straordinarie capacità di produrre. Pentone è un paese vitale, creativo, operoso, pervaso da un diffuso spirito d’intraprendenza intelligenza e tenacia e credo a differenza di tanti altri , che guardano esclusivamente ai propri interessi e di quelli degli amici e degli amici degli amici che Pentone possa farcela a stare al ritmo di un mondo che cambia sempre più in fretta. Sono convinto che possa mantenere e migliorare i suoi livelli di vita, se non coltiverà la pretesa illusoria di serrare la porta o di chiudere gli occhi di fronte alle sfide globali, e di riuscire a ritrovare lo slancio,la coesione e la fiducia. Ma PENTONE di oggi non è all’altezza delle sue ambizioni e delle sue possibilità. È un paese bloccato, smarrito, che rischia il declino. Il senso civico appare inaridito e il rispetto della legalità è troppe volte umiliato. I giovani si scontrano con rendite e privilegi nelle imprese e nelle professioni, nella scuola, nell’università e nella ricerca, nella politica e nella pubblica amministrazione, guardano con preoccupazione al futuro e faticano a costruirsi una vita autonoma. Avverto i segni di un pessimismo diffuso che riguarda la stessa identità dell’Italia come nazione. PENTONE rischia di tornare ad essere una «espressione geografica», divisa al suo interno tra aree forti, ed aree marginali e dipendenti; tra ceti capaci di competere con successo nel mondo globale e vasti strati sociali in sofferenza, di nuovo in lotta con la povertà. A sua volta, la politica è frammentata e rissosa. Si rivela troppo spesso debole nei confronti degli interessi forti ed incapace di svolgere una funzione istituzionale. Piuttosto che aiutare PENTONE a rimettersi in moto tutta insieme, finisce per rappresentare o amplificare i particolarismi, attraverso partiti al tempo stesso troppo fragili e troppo invadenti. Diventa concreto così il rischio che si affermino leader populisti, e che nella società prevalgano pulsioni contrarie alla democrazia e spesso prigioniera degli interessi consolidati, più che interprete delle speranze dei deboli. Lo sviluppo tecnologico, l’intensificarsi degli scambi e delle comunicazioni rendono la nostra vita più dinamica e più ricca, ci rendono più aperti, ci fanno vivere meglio e più a lungo, accrescono la varietà delle conoscenze a cui possiamo accedere, consentono a un numero crescente di persone, soprattutto tra i giovani, di sentirsi e di essere cittadini del mondo.
La competenza, l’operosità, l’ingegno, la fatica, la capacità di creare imprese competitive devono essere concretamente riconosciute e apprezzate, in tutti i campi e ad ogni livello, combattendo le rendite corporative, la gerontocrazia, il nepotismo, che bloccano l’innovazione, ritardano l’assunzione di responsabilità da parte dei giovani, mortificano e sprecano i migliori talenti del nostro paese. Sono convinto che PENTONE abbia bisogno di una cura straordinaria . Una cura necessaria sia per liberare le energie che servono a rilanciare lo sviluppo, sia per promuovere un maggior riconoscimento del merito, una più forte mobilità sociale, una più avanzata uguaglianza delle opportunità. Le imprese non devono essere assistite, protette o guidate, ciò che le deresponsabilizza e le espone a rapporti opachi con la politica. Hanno bisogno di buoni servizi, di energia a costi ragionevoli, di sanzioni efficaci in caso di abuso di posizione dominante o di altri comportamenti illeciti. Vorrei un Paese più giusto, in cui il benessere sia diffuso e sono convinto che senza coesione non c’è sviluppo, e quindi lottare per l’uguaglianza, contro la povertà e l’emarginazione. Per me ogni persona ha diritto ad una buona formazione, alle cure migliori, ad un reddito adeguato. Per me il lavoro è il cardine di una vita attiva e autonoma, strumento di realizzazione e di liberazione dal bisogno. Pensar al lavoro ma al plurale, a quello nella produzione e nei servizi, al lavoro di cura e a quello volontario; al lavoro che assorbe, che manca, che si perde e diventa troppo spesso dramma umano e familiare. Voglio una AMMINISTRAZIONE impegnata a difendere i cittadini da tutte le forme di criminalità, anche quelle che sembrano meno gravi, ma colpiscono duramente la libertà e la sicurezza di tante persone, soprattutto le più deboli. . Penso che in molti settori, dalla formazione professionale all’istruzione, dalle politiche sociali alla promozione dello sviluppo economico, alla tutela del nostro patrimonio storico-culturale e ambientale, l’intervento pubblico, debba valorizzare la voce e il ruolo della comunità , delle imprese, delle associazioni economiche , del volontariato e delle famiglie una società che riconosce il valore e coltiva l’etica del lavoro, attraverso cui le persone mettono alla prova la loro responsabilità e i loro talenti. Ritengo che solo il dialogo tra diverse visioni religiose, etiche e culturali può portare a soluzioni ragionevoli e condivise, rispettose del criterio irrinunciabile della dignità della persona umana e capaci di far incontrare il valore della libertà di ricerca e di scelta col principio per cui non tutto ciò che è tecnicamente possibile è moralmente lecito. Abbattiamo definitivamente i muri ideologici e cominciamo a costruire ponti, tra culture politiche e settori della società italiana, tra i generi e le generazioni. Apriamo strade nuove per il futuro del nostro Paese.
vi passo il sale il lievito e un chicco di grano rosario rubino