Stamattina ho il jazz in testa.
Mi ritrovo a pensare al Balzer, al festival jazz di Bergamo e a quei dieci minuti prima che chiudano le porte del teatro Donizetti: il Balzer è proprio lì di fronte, dall’altro lato della strada, pronto a riscaldarti con una tazzina di caffè e con un’atmosfera d’altri tempi.
Non ci sono ragazzini, al Balzer: quando ci vado io, trovo sempre gente un po’ agé, dai modi raffinati, mai chiassosi. Sarà che sono lì per il mio stesso motivo: un caffè veloce e via, di corsa in teatro, prima che ti chiudano fuori. Sono lì per sentire il jazz.
Ogni volta che entro al Balzer mi sento stringere in un bellissimo, caldo, infinito abbraccio – immaginate un locale d’inizio secolo, in stile Liberty, splendidamente conservato, molto raffinato e… sì, anche lui «molto jazz» :-)
Sembrava che il Balzer dovesse chiudere.
Invece – così pare – le saracinesche resteranno abbassate solo un paio di mesi, giusto il tempo di cambiare gestione.
Mi ritrovo a pensare alle cose belle che ci sono nella vita: ecco, quelle belle per davvero non possono dichiarare fallimento.
Anche perché «fallimento» è una parola da evitare come la peste, sempre :-)