Ananda Moyi Ma, Sri Anandamayi Ma, in lingua bengalese, traslitterato come Mâ Ananda Moyî (Kheora, 30 aprile 1896 – Kishanpur, 27 agosto 1982), è stata una delle maggiori figure spirituali dell’India, da molti considerata incarnazione della Dea Kali...
In particolar modo nel Bengala, dove ha avuto un gran numero di devoti e discepoli e dove era nota con numerosi appellativi, tra cui Manush Kali (Kali vivente) e Devi Narmada (Dea del Narmada). Nel 1943, Jean Herbert raccolse una serie di risposte date da Ananda Moyi Ma ai suoi discepoli e a chi veniva a interrogarla su vari argomenti. Ecco ciò che disse a proposito del tendere dell’uomo verso il divino. “Non vi è che un’unica e uguale Chiamata proveniente dall’alto. Per udirla, ogni religione dispone di mezzi differenti. Quando un uomo ode questa Chiamata, tutta la sua ricerca termina, tutto il rumore cessa, tutti i dubbi si placano. È Dio che vi chiama. Anche voi Lo chiamate veramente? Nel silenzio della notte, il suono delle campane e delle conchiglie proveniente da templi lontani scivola nei recessi più segreti dell’anima. Allo stesso modo la Sua Chiamata giunge fino a noi e si imprime profondamente nell’anima, quando quest’ultima, per effetto di una devozione profonda, non risponde più ai richiami delle passioni e dei desideri, ma è pervenuta alla serenità. Allora, solo allora, dal profondo dell’anima affiora la vera risposta alla Chiamata dall’alto. Ciò deve necessariamente accadere per ciascuno di noi. È lo Spirito eterno, Shiva, che è disceso in tutti gli esseri dotati della facoltà della percezione. In questo modo, l’anima individuale si trasformerà progressivamente nell’Eterno. Questo grande gioco della trasformazione di Shiva (il Bene eterno) in jiva (l’anima individuale), e viceversa, continua da tutta l’eternità e continuerà sempre, come la trasformazione costante dell’acqua in ghiaccio e del ghiaccio in acqua. Sforzatevi sempre di restare all’aria aperta e lasciate il vostro corpo nudo più che potete. Lasciatevi spesso attirare dal richiamo delle alte montagne o da quello del mare e, quando ci siete, dite ciò che pensate, senza reticenze. Se non è possibile, cercate di guardare la vastità del cielo ogni volta che potete: sentirete che le vostre catene si sciolgono e che la vostra anima si apre. La piena conoscenza può realizzarsi sono in un’anima libera e aperta, ma le abitudini intralciano l’anima e la incatenano. Siete giunti nel mondo in quel veicolo che è il corpo e quando ripartirete dovrete certo abbandonare questo corpo, nudo com’è. Se durante la breve durata della vostra esistenza terrena lo ornate e lo inghirlandate quasi unicamente di ragione, faticherete molto a strappare questi orpelli. Se il vostro corpo resta leggero, anche il vostro pensiero lo sarà. Se il corpo e la mente non sono agghindati con ridicole maschere, sarà più facile per l’anima elevarsi e liberarsi”.
Fonte: Autori Vari