Parole di scuola, Mariapia Veladiano

Creato il 21 marzo 2014 da Serenagobbo @SerenaGobbo

Sono belli i libri della collana “I mattoncini” della Erickson: piccoli, brevi, li tengo in borsa per i semafori rossi. Però breve non significa superficiale.
La Veladiano ci offre una carrellata di parole che parlano di scuola, e lo fa con un’esperienza ventennale di insegnamento e, ora, da preside.

Piuttosto di parlare del libro in generale, che merita di essere letto, mi permetto di riportare qui qualche riga perché l’ironia, stavolta, mi ha fatto ridere; riporta degli aneddoti veramente accaduti:

Prima elementare, secondo giorno di scuola, il bimbo è stato spinto da un compagno sul pulmino. Papà: “Per questa volta telefono. La prossima volta metto tutto nelle mani degli avvocati”.
Avvocati al plurale, presi come stanno dai serial-gialli americani, dove gli avvocati viaggiano in “collegio”.
(…) “A mia figlia la professoressa ha detto davanti alla classe il voto insufficiente. Non fate corsi sulla privacy? Sappia che denuncio lei e la scuola.”
(…) “Non è possibile che mia figlia abbia bestemmiato in classe perché son cose che a casa non le abbiamo proprio insegnato”. Certo, lo insegniamo noi a scuola tutte le mattine all’appello.

Ho riso, leggendo.
Però è vero, è così.
Mio figlio è solo al terzo anno dell’asilo, eppure già ci sono i genitori che si metteranno dietro le barricate contro i professori e il sistema scolastico.
Da noi quest’anno è successo che hanno mandato due lettere anonime alla direttrice lamentandosi che le insegnanti decidono senza sentire i genitori, e aggiungendo dei commenti ironici sull’aspetto esteriore e sull’età delle maestre; della serie: ci sono insegnanti giovani e belle che non possono aprire bocca perché ci sono quelle più vecchie che si impongono.
Ma dove va ‘sta gente?



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