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Parole di William Ernest Henley

Da Maurizio Lorenzi

Parole di William Ernest HenleyNon importa quanto sia stretta la porta, quanto piena di castighi la vita. Io sono il padrone del mio destino: io sono il capitano della mia anima.

(William Ernest Henley)

William Ernest Henley (Gloucester, 23 agosto 1849 – 11 luglio 1903) è stato un poeta, giornalista ed editore britannico. All’età di 12 anni Henley si ammalò gravemente di tubercolosi. Quando la TBC colpisce in giovane età i batteri responsabili possono migrare e colpire anche altri organi come nel morbo di Pott che colpisce le ossa. Nel caso di Henley fu necessaria l’amputazione della parte inferiore della gamba sinistra per permettergli di sopravvivere (nel 1865 o qualche anno dopo, forse nel 1868-1869).

Il suo amico Robert Louis Stevenson creò la figura del pirata Long John Silver ne L’isola del tesoro basandosi sulla figura di Henley: il figlioccio di Stevenson, Lloyd Osbourne, avvalorò la cosa, dicendo che Henley si presentava come “un grosso, sanguigno individuo dalle spalle larghe con una gran barba rossa e una stampella; gioviale, sorprendentemente arguto, e con una risata che scrosciava come musica; aveva una vitalità e una passione inimmaginabili; era assolutamente travolgente”.

La malattia non gli diede tregua per l’intera esistenza, ma Henley era dotato di una forza d’animo fuori dal comune: si diplomò nel 1867 e si trasferì a Londra per iniziare la professione di giornalista. Nei successivi 8 anni venne spesso ricoverato per lunghi periodi in ospedale, in quanto anche il piede destro era a rischio di amputazione. Henley si oppose alla seconda operazione e accettò di diventare paziente di Joseph Lister (1827-1912), uno dei pionieri della chirurgia, al The Royal Infirmary di Edimburgo.

Dopo tre anni passati in ospedale (1873-1875) venne dimesso e, sebbene la cura di Lister non fosse del tutto riuscita, questa gli permise di vivere in modo autonomo per 30 anni. Nel 1875, mentre si trovava in ospedale, scrisse la sua poesia più celebre, Invictus, dedicata a R. T. Hamilton Bruce (1846-1899).

Tratto da Wikipedia, l’enciclopedia libera.


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