Non c’è alcun dubbio in proposito. A parole, i nostri politici hanno dimezzato i loro stipendi e i loro costi già da parecchi decenni. Se seguissimo i loro discorsi, i nostri borsellini sarebbero idealmente più pesanti e i loro più leggeri. Il problema è quel «idealmente», perché nella sostanza continua ad accadere il contrario: i loro portafogli sono piombati, i nostri volano nel vento.
Ma del resto si è ben consapevoli che la politica è il lavoro delle idee. In Italia poi solo delle idee. Perché nella stragrande maggioranza dei casi, a queste idee non seguono i fatti, a meno che questi fatti non comportino un sostanzioso tornaconto politico per chi li promuove.
La riforma della casta politica in verità non presenta grandi vantaggi per i politici. Che vantaggio mai potrebbe dare uno stipendio di seimila euro anziché di ventimila? E che vantaggio mai dovrebbe dare una Camera con 315 deputati e un Senato con 150 senatori o giù di lì? Mettiamoci nei panni dei partiti politici: meno deputati e meno senatori, meno rimborsi elettorali e meno capacità di esercitare il potere. Dunque, meno privilegi e meno inciuci. Insomma, nessun vantaggio e molti svantaggi.
Però è chiaro che siamo in tempo di crisi, e alla gente bisogna far capire che è necessario fare dei sacrifici per superarla. Ecco dunque che – come per magia – dalle bocche dei politicanti di ogni razza e partito fuoriescono parole di un certo spessore: «tagli alla casta», «risparmio nella politica», «taglio dei privilegi», «diminuzione dello stipendio dei parlamentari», ecc. ecc. ecc. Peccato però che se anche se ne parli, nessuno o quasi agisce. Così, mentre Tremonti dà la mazzata agli italiani con la manovra economica (peggio di lui hanno fatto solo i ministri della sinistra), tagliando di qui e di lì, senza tante discussioni, i tagli alla politica necessitano di grandi riflessioni e di un dibattito parlamentare ed extraparlamentare che si trascina per settimane, per mesi… direi persino per anni. O almeno finché la rabbia per i sacrifici imposti non cala e questi vengano (ri)assorbiti nel tran tran quotidiano.
I politici hanno la loro strategia collaudata: sfiancarci con le parole e le promesse. Parlano, parlano, parlano… talmente parlano che alla fine noi – cittadini – perdiamo interesse ad ascoltarli. Li lasciamo perdere. E loro, quando intravedono che il risultato è raggiunto, come per magia cambiano argomento. Non parlano più di tagli alla casta, di risparmio ecc., perché sono consapevoli che la bufera è passata, e i sacrifici – quelli veri (e non quelli virtuali della loro casta) – ormai sono stati imposti e pagati dai soliti noti: i cittadini e solo loro.
Anche questa volta finirà così. Il finale delle discussioni sui tagli alla casta lo si conosce a memoria. Il copione è stato scritto qualche millennio fa quando sono nate le prime comunità umane. Con il tempo poi è stato raffinato, aggiustato e adattato ai contesti sociali e politici. In Italia poi, dove il gusto per il melodramma è ancora piuttosto vivo, la recita assume sempre più il contorno della farsa. Gli italiani… noi italiani ce ne rendiamo conto, ma, appunto, proprio per il gusto del melodramma e per il fatto che molti di noi vivono nelle loro piccole caste di privilegi, alla fine facciamo finta di nulla e lasciamo fare… non sia mai che si possa diventare un giorno uno di loro, o che lo diventi un nostro figlio…
di Martino © 2011 Il Jester