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Parte 2: il padre della gazzella

Creato il 03 luglio 2010 da Faustotazzi
Parte 2: il padre della gazzella
Un gruppetto di cacciatori della tribù dei Bani Yas dell’oasi di Liwa inseguirono una gazzella fino alle spiagge del Golfo, spingendosi tra i canali bassi fino sulle isole costiere e su una di queste scoprirono una sorgente d’acqua fresca. Quell’isola venne chiamata Abu Dhabi, il Padre della Gazzella, i cacciatori ci si stabilirono e fondarono un piccolo villaggio. Quel piccolo villaggio oggi è la capitale dell’Emirato più grande della zona nonché di tutta la federazione.
Per cinquemila anni gli abitanti del basso Golfo sono sopravvissuti di pesca, caccia, raccolta di datteri e allevamento delle capre in una penisola quasi completamente isolata dal resto del mondo. A sud le lande proibite del Rub Al Khali, il deserto più deserto della terra; a est i monti Hajar, una spina dorsale di roccie arrostite dal sole; a nord e a est le acque infestate di pirati dello Stretto di Hormutz. Le uniche attività oltre la soglia sussistenza erano la pesca delle perle e il lavoro nelle miniere di rame. In queste condizioni riuscirono a svilupparsi a malapena un piccolo numero di comunità indipendenti e spesso fieramente avverse.
Ma le coste di questa piccola zona del mondo sono strategicamente piazzata nel bel mezzo delle rotte commerciali tra l’Europa e il subcontinente indiano e il commercio è stato sempre una delle sue risorse principali. L'insenatura di Dubai è uno dei pochi ancoraggi sicuri sulle coste meridionali del Golfo, un rifugio prezioso per le flottiglie che risalivano le acque azzurre del mar d’Arabia carichi di cardamono, cannella, di sandalo, spezie e legni pregiati. Il Dubai Creek ha quel fascino speciale che appartiene a tutte le grandi vie d’acqua del mondo ed è stato tranquillo testimone della storia della città per secoli. Qui non esisteva un vero e proprio porto ma la profonda insenatura era naturale il punto di partenza e arrivo delle spedizioni di pesca delle perle che fino alla grande crisi mondiale degli anni 30 rappresentavano  l’unica vera fonte di ricchezza per la popolazione del Golfo. A maggio migliaia di piccole imbarcazioni lasciavano gli ormeggi riparati del creek per fare ritorno solo a metà Settembre, dopo una lunga estate ancorati al largo sui grandi banchi di ostriche, in un caldo senza tregua, campando di una dietra frugale di datteri, pesce, riso e caffè, al ritmo di una cinquantina di immersioni al giorno.
“Il sole stava calando ed era tempo di tornare al campo. Mentre ci stavamo alzando venne incontro un vecchio. Biascicò un saluto al quale rispondemmo. Stava in piedi di fronte a me e mi osservava strizzando gli occhi. Portava solamente di uno straccio lurido in vita e in mano teneva un bastone. Era evidentemente troppo povero per possedere una spada. La sua barba bianca era sudicia, il volto magro ed emaciato. Quando parlava il solo dente rimastogli in bocca dondolava. 

Mi fissò a lungo, in silenzio, poi mormorò “Sono venuto a vedere il cristiano”. Sultan mi disse “E’ un Shahara”. E mentre mi osservava mi chiedevo cosa stessero vedendo in me quegli occhi liquidi di un  vecchio i cui progenitori stavano probabilmente scritti nel libro della Genesi. Forse quel vecchio stava flebilmente scorgere in me la loro fine.
Poco dopo, mentre scendevamo dalla collina, chiesi ai miei compagni chi fosse quel vecchio. Uno di loro mi rispose “Un pazzo” e iniziò a prenderlo in giro biascicando “Sono venuto a vedere il cristianooo”. Tutti ridevano, eppure io mi stavo chiedendo se quel vecchio non avesse visto molto meglio di loro, se soltanto lui avesse realizzato la minaccia rappresentata della mia presenza laggiù, in mezzo al deserto. Se soltanto quel vecchio avesse provato la visione della fine della sua civiltà, di tutto quello in cui per millenni  avevano creduto. Di tutto quello la cui fine, anche per colpa mia, si stava facendo rapidamente sempre più vicina. (Wilfred Thesiger – Arabian Sands) 


E in effetti nello spazio di una sola generazione quell'esistenza dura e difficile si è completamente trasformata. Oggi negli Emirati l’eredità del vecchio è praticamente irriconoscibile. I petro-dollari hanno generato delle vere e proprie città-giardino nel deserto dove automobili sportive sfrecciano su moderne autostrade a sei corsie, tra canyon di grattacieli, hotel di lusso, ristoranti cinque stelle e club esclusivi. Ma alcuni degli abitanti più anziani ricordano ancora quando questa metropoli luccicante non era molto piu di un forte bianco di corallo circondato da un mucchietto di capanne di foglie di palma.

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