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Partecipare, e non avere niente da dire.

Creato il 15 novembre 2015 da Xab @Xabaras89
Partecipare, e non avere niente da dire.
Avendo gestito forum e collaborato a siti-blog per tanti anni, ho sempre dovuto fare i conti con un vecchio spauracchio che molti conoscono bene:

Il silenzio degli utenti

(che, lasciatemelo dire, sono tutto meno che innocenti)
All'epoca, ho sempre pensato fosse un discorso d'intrinseca timidezza, soggezione nei confronti del mezzo e, sopratutto, dell'utenza più scafata che lo utilizzava già da tempo:
Voi forse non lo sapete, ma nell'epoca del massimo splendore dei forum albergava un nonnismo variopinto e piuttosto diffuso, lo stesso che in effetti ridicolizzai un po' su FFOnline con il fortunato exploit de I Braccobaldi.
Col tempo, e con l'avvento di Facebook, degli smartphone e dei social media "a misura d'uomo" mi sono reso conto che, per quanto vero fosse quanto detto sopra, la realtà era un po' diversa...ed in effetti le avvisaglie, va detto, le avevo già intuite nelle chat:
Non è tanto che la gente avesse paura d'esprimersi, era proprio che non c'aveva niente da dire, se non i cazzi propri.
E i cazzi tuoi, in un buon forum, tendenzialmente non li puoi raccontare se non sei uno tosto, conosciuto ed in sintesi in grado di farlo, altrimenti finisci bannato o (peggio) allegramente sputtanato alla mercé del pubblico ludibrio (concetto non molto diverso dall'autentico Forum dei romani, a ben rifletterci)
La cosa peggiore che mi sia capitata, in questo senso (e la ricordo con un certo terrore) è accaduta qualche anno fa, quando l'utenza stessa, perennemente cazziata per l'attività più o meno precaria, comunicò un discorso sommariamente traducibile con "Dicci tu quello che dobbiamo scrivere!"
Ecco, fu lì che mi spaventai.
E fu lì che pensai alle ultime parole di Mussolini:
Io non ho creato il fascismo, l'ho tratto dall'inconscio degli italiani
Mi ritrovai a pensare che erano vere.
Che infondo l'avevo sempre saputo, ma che mi ero ritrovato a sottovalutare quanto potessero essere in qualche modo vive ancora oggi.
In realtà, penso che massima parte di questo non-pensiero derivi sempre dalla soggezione di cui sopra:
In uno spettacolo di John Peter Sloan, comico inglese che ebbi occasione di vedere qualche tempo fa, si parlava della differenza che passa tra una classe di studenti italiani in procinto d'imparare l'inglese, e di una inglese in procinto d'imparare l'italiano.
Mentre la seconda interagiva spesso, ponendo domande e dubbi successivi al proverbiale "Avete capito tutti ?" del professore, la classe italiana si limitava ad un vago e palesemente falso cenno d'assenso.
Questo perché, prima di tutto, gli italiani sono assolutamente terrorizzati dal fare figure di merda. 
E oh, lo so che le facciamo lo stesso, certo, ma possibilmente quando siamo in un gruppo che ci fa sentire al sicuro, che si comporta come noi, che insomma non ci giudicherà mai...altrimenti è molto difficile che il singolo "se la vada a cercare":
Se c'è l'incertezza del conoscersi ancora poco, non è forse più semplice scegliere un leader che pensi per noi, uno a cui scaricare poi tutte le colpe delle nostre eventuali future disgrazie ?
Suona familiare, eh ?
L'alternativa peggiore sarebbe l'esistenza di un'effettiva maggioranza di persone vuote, incapaci di articolare un pensiero generale che possa risultare interessante per un collettivo, uno che vada oltre il singolo...
Ma è un'alternativa che, se posso, preferisco non considerare.
Perché forse poi mi spaventerei troppo, e non avrei più nulla da dire.

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