Non poche aziende italiane nella loro vita (e morte) hanno seguito nella loro gestione un cammino comune che li ha portati ad attraversare quattro fasi.
La prima, quella della nascita, in cui dei TECNICI, vale a dire persone che conoscevano bene il prodotto che avevano essi stessi progettato, hanno dato inizio e portato al successo l'azienda, grazie alla loro competenza ed anche alla dedizione al “figlio” che avevano allevato.
Il successo della piccola-media industria in Italia è dovuto a questo tipo di gestione, più che alle dimensioni che rendono difficile oggi la competizione sul mercato.
Nella seconda fase, vuoi per l'abbandono dei titolari o perché il successo ha ingrandito fortemente l'azienda rendendone eccessivamente complessa la gestione, questa passa ai MANAGER, persone che si assumono il compito di gestire l'azienda e non possiedono per lo più conoscenze tecniche.
L'obiettivo primario del manager è focalizzato al proprio interesse, anziché all'azienda, e, soprattutto se nel frattempo questa si è trasformata in società per azioni, la mancanza di una reale forma di controllo nei confronti dei manager la rende indifesa di fronte alla predazione.
Se per un qualsiasi motivo, crisi del mercato o incapacità del manager, l'azienda entra in crisi, vale a dire che non riesce a vendere i suoi prodotti, inizia la terza fase e l'azienda viene affidata al VENDITORE. Ancor più del manager il venditore, da sempre motivato tramite premi, ha il danaro per sé stesso in cima ai propri valori e, dato che è sempre stato misurato sul fatturato, gestisce nello stesso modo l'azienda.
Così avviene di tutto: vendite in perdita anziché in attivo, vendita di prodotti con termini di consegna e prestazioni irrealistiche, quando non si ricorre a trucchi come fatturazioni a dicembre disdette a gennaio. E così in breve l'azienda si ritrova di fatto fallita.
Inizia così la quarta ed ultima fase dell'azienda che viene affidata ad un FINANZIARIO, a volte imposto dalla banca che ha concesso il prestito, a volte il direttore amministrativo, e l'azienda viene salvata dalla bancarotta. La ricetta è quasi sempre la stessa: vendita delle partecipazioni, concentrazione sul “core business”e, soprattutto, una drastica riduzione del personale. Molto spesso queste misure finiscono per uccidere il futuro.
A questo punto l'azienda è di fatto proprietà della banca e lavora per pagarle gli interessi sul debito, sapendo che non riuscirà mai ad estinguerlo, .
E così il finanziario continua a gestire l'azienda al servizio della banca e, poiché spesso non ha nessuna conoscenza del prodotto, del mercato, di come si gestisce un'azienda, il tutto si risolve nel prolungamento dell'agonia.
Inoltre, tutto questo genera fenomeni viziosi: i tecnici sono portati al disprezzo dei gestori per la loro incompetenza e questi si circondano di “fedeli” anziché di competenti. Purtroppo nessuno è più portato alla fedeltà come gli incapaci.
Quanto è successo a queste aziende succede anche nella politica italiana: finito il periodo dei tecnici (direi che l'ultimo è stato Berlinguer) è iniziato quello dei manager, i Craxi, dopo di che sono arrivati i venditori, il cui massimo esponente è stato Berlusconi ed oggi, con Monti, siamo all'ultima fase che, se non viene interrotta, ci porterà alla rovina.
Certo, se ci si guarda intorno, non si vedono serie alternative: il MoVimento 5 stelle ha tradito la sua missione e si ritrova oggi ad essere un diabolico incrocio di venditori e di finanzieri: quando Pizzarotti è arrivato a Parma si è visto che aveva venduto tutta una serie di “prodotti” irrealizzabili Il programma del MoVimento poi, è analogo a quello che Monti sta realizzando: ridurre i costi della politica per poter così pagare gli interessi alle banche e lasciare la politica ai ricchi. Con l'aggiunta del mito della tecnologia, di mussoliniana memoria, vale a dire della “rete” che nel 2020 si prevede contribuirà all'inquinamento più dei trasporti.
Finora i giovani invecchiati sono stati sostituiti da giovani rampanti che sono poi diventati giovani invecchiati: e se stavolta invece...
di Penta