Parto cesareo: aspetti psicologici.

Da Psytornello @psytornello

Visto il gran numero di interventi effettuati in Italia, non potevo non dedicare un post al parto cesareo.I motivi per cui una donna affronta un parto cesareo al posto di quello naturale possono essere diversi: può trattarsi di una scelta obbligata da complicanze insorte durante la gravidanza, o più semplicemente della paura di affrontare i dolori del travaglio. In ogni caso, è bene non sottovalutare le implicazioni psicologiche legate a questo momento di vita della futura mamma…e del suo bambino.

Va ricordato che il momento del parto rappresenta una rottura nella simbiosi mamma-bambino: per nove mesi sono stati un tutt’uno ma la Natura ad un certo punto richiede che ci sia una separazione dei due corpi, che i membri della diade realizzino il distacco l’uno dall’altra. La mamma ha finalmente modo di guardare negli occhi il suo bambino, di percepirlo come individuo distinto da sé, non solo da un punto di vista fisico, ma anche psicologico. Il piccolo, proprio a causa dell’arduo passaggio attraverso lo stretto canale vaginale (agevolato dalle spinte materne), prende consapevolezza dei propri confini e, in maniera graduale, lascia il mondo ovattato intrauterino, caldo e iperprotetto, per affacciarsi a quello esterno, pieno di luce, suoni e rumori. Il parto naturale è dunque doloroso per mamma e figlio ma rappresenta un “rito di passaggio” importantissimo perché entrambi comprendano quali trasformazioni si stanno verificando, sia da un punto di vista fisico che mentale. Non nasce solo un bambino. Nasce anche una madre.
L’immediato contatto pelle a pelle, subito dopo la nascita, permette che si liberino ormoni molto importanti come l’ossitocina, in grado di far scattare un innamoramento istantaneo e duraturo tra la donna e il suo cucciolo. Il bambino inoltre potrà riconoscere l’odore della sua mamma, sentirne di nuovo il battito del cuore e sentirsi di nuovo protetto e al sicuro.

Il parto cesareo è un vero e proprio intervento. Il momento della nascita assume dunque un aspetto prevalentemente medico e la donna riveste un ruolo inevitabilmente passivo. Grazie all’anestesia non proverà il dolore del travaglio ma non vivrà il momento di separazione dal proprio bambino. Se qualche minuto prima sentiva suo figlio nel pancione, poco dopo lo vedrà fuori da sé. Il passaggio è brusco e quasi inconsapevole e la donna può avvertire una sensazione di “gestazione senza fine” e un vissuto di esperienza incompiuta.
Anche il contatto pelle a pelle può avvenire con ritardo a causa dell’espletamento delle procedure mediche post intervento. La madre inoltre, provata dal dolore del taglio, potrà sentirsi più affaticata nei confronti del piccolo, vedersi costretta a delegare ad altri le prime cure del neonato e provare così sentimenti di inadeguatezza e impotenza, come se si sentisse una madre a metà.

Questo articolo non vuole demonizzare il parto cesareo ma permettere alle mamme di scegliere in maniera consapevole, valutando le conseguenze fisiche e psicologiche di uno dei momenti più importanti nella vita di una donna. Qualunque sia il parto scelto, è bene valutare i pro e i contro e ricordare che il benessere psico-fisico di mamma e bambino, in qualsiasi condizione, deve rimanere il primo obiettivo da conseguire.

E ora lascio la parola a voi mamme e future mamme. Avete avuto esperienza di uno o più parti cesarei? Come lo avete vissuto? Come lo ricordate? Lo avete programmato? Lo avete scelto? Siete state obbligate? Se volete condividere la vostra esperienza con altre donne potete scrivere il vostro racconto e inviarmelo in privato cliccando sul link Scrivimi: lo pubblicherò in forma anonima!


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