“Che cose’é TIMEtoBE magazine? É un laboratorio creativo, ti prendi una “stanza” che diventa la tua rubrica e… scrivi, fotografi, crei. Ho pensato a te perché leggo il tuo blog, sei preparata e che tu sia un amica é solo un valore in più. Quando vuoi mi mandi qualcosa lo commentiamo inseme e poi lo pubblico.”
Passano due giorni e Carlotta mi manda una mail… precisa, ordinata, vera.
“Tutti, prima o poi, ci troviamo nel corso della nostra vita davanti ad un bivio: lo lascio o lo perdono? Mi iscrivo a giurisprudenza o a ingegneria? Scarpe col tacco o ballerine?
Di qualunque tipologia siano i nostri dubbi, senz’altro quello più ricorrente in questo particolare momento storico e sociale riguarda le scelte professionali che noi giovani ci ritroviamo a dover compiere.
In alcuni casi sarebbe meglio parlare di “non scelte”, si perché il 2013 e i primi mesi del 2014 si aggiudicano nuovi record in termini di disoccupazione, ed in particolare quella giovanile che raggiunge il 45,7% per gli individui compresi tra i 15 e i 24 anni.
I dati sono davvero allarmanti, infatti secondo Eurostat l’Italia è il Paese più in difficoltà dell’Ue dopo la Spagna, dove gli under 25 senza lavoro sono passati dal 54,2 al 53,6%.
Quindi, noi generazione infelice cresciuti nel benessere ma con prospettive burrascose, che dobbiamo fare?!
Ok, abbiamo capito che nonostante il fascino latino, se vogliamo tirare a campare dobbiamo evitare la penisola iberica per qualche tempo e rispettiva sangria.
Personalmente sono una neolaureata in cerca di lavoro, che non si piange addosso per la situazione generale in cui siamo immersi, ma che manda curriculum quotidianamente e si autocandida, persino quando le aziende non presentano posizioni aperte disponibili (perché secondo me, ogni tanto la regola del “non si sa mai” funziona).
Munita di tutto il mio ottimismo ed entusiasmo post laurea, non mi arrendo ai primi colloqui non andati a buon fine e insisto a ricercare ovunque proposte –di stage ovviamente- che possano darmi la possibilità di intraprendere per lo meno una gavetta.
Ma di aziende disposte ad insegnare ce ne sono sempre meno, e di neolaureati sempre di più. Così ci ritroviamo a lottare per qualche manciata di posti, solo per avere l’occasione di inserirci nel mondo del business, anche se lontano da casa e con uno stipendio inversamente proporzionale all’orario lavorativo.
Ad una certa età, a studi conclusi oltretutto, non possiamo più permetterci di essere ancora mantenuti dai propri genitori, quindi sempre più giovani abbandonano le speranze di trovare un impiego professionale coerente con i propri studi accademici e si dedica ad attività differenti.
Oppure un’altra strada perseguibile, sempre più adottata dalla nostra generazione è quella di partire. Tanti lo fanno per incrementare il proprio curriculum attraverso un’esperienza all’estero nella prospettiva di avere maggiori opportunità una volta ritornati in Italia, ma ancora di più sono i ragazzi che partono senza comprare il biglietto di ritorno.
Non sanno cosa vogliono, ma conoscono bene cosa non vogliono.
Non sopportano più le tarantelle al governo, il non riuscire a realizzarsi, la costrizione di dover sottostare alle regole della propria famiglia perché non sono in grado di fatto di volare con le proprie timide e fragili ali. Io sono una delle poche romantiche che nella ripresa della Nostra nazione ancora ci crede, ma sono altrettanto consapevole che abbiamo bisogno di qualcuno che creda in noi.
Non sono nella posizione ne per giudicare ne per dare consigli, tuttavia rimango sempre un po’ sconfortata nel sentire i miei coetanei disprezzare con così tanta durezza il paese in cui viviamo. Comprendo benissimo le loro posizioni: siamo bombardati da statistiche e notiziari che dipingono il quadro italiano come il peggiore degli ultimi 20 anni, costellato di disoccupazione, crisi, chiusura di imprese, evasioni, instabilità e continui beffeggiamenti da parte delle istituzioni politiche. Come dargli torto?
Solo, non credo sia ancora tutto da buttare e vorrei che ci fosse maggiore collaborazione perché l’Italia ci appartiene, è dentro di noi e siamo noi a rappresentarla. Abbiamo tanto da offrire che desidererei che l’eccellenza di cui siamo capaci si sposasse un giorno con un orgoglio nazionale. Siamo incastrati nella contraddizione tra immagine e contenuto: abbiamo vissuto per anni di rendita, ora dobbiamo concentrarci sulla costruzione nella nostra “brand equity” proprio come se fossimo un’azienda da gestire al meglio.
Non mi sono completamente fottuta il cervello tranquilli, so benissimo che suona più come visione utopica che come un progetto realmente attuabile. Persisterò comunque nel bussare alla porta di aziende con sede in Italia, e spero che come sempre dice mia madre qualcuno mi aprirà. E se così non fosse allora probabilmente a quel bivio sceglierò un aereo.
SeeYouSoon.
Carlinlove.”
Il suo occhio vigile, la cura che usa anche nel scegliere le parole, ecco gli ingredienti di questa nuova rubrica: LOVE ACTUALITY.