Non si placano le polemiche seguite al tesseramento di Francesca Pascale ad Arcigay, avvenuto la scorsa settimana a Napoli. In risposta alla nota stampa di Arcigay Napoli, fa seguito ora un post sul sito dell’associazione iKen Onlus, che negli scorsi giorni si era fatta promotrice dell’iniziativa “Boycott Francesca Pascale”
“Noi di i Ken pensiamo che la questione della Pascale abbia fatto dissennare alcuni. Hanno voluto fa credere che la Pascale fosse la portavoce di un intero movimento politico di destra, come se non esistesse più il recente passato dove Silvio Berlusconi ha interpretato l’omofobia e la misoginia come strumento della propaganda di una politica patriarcale e maschilista sempre tesa allo sfruttamento sessuale delle donne e al dileggio delle persone omosessuali e trans”
“Per noi non andava riconosciuto un ruolo politico alla Pascale - continua il post - e comunque non andava portato ‘all’interno’ di un gruppo sociale che ancora piange morti e feriti di violenze, alimentate dall’odio omofobo e transfobico ancora vivo in molti deputati e deputate di Forza Italia che godono della stima politica di Silvio Berlusconi, compagno della Pascale”
E circa l’accusa, mossa al presidente Carlo Cremona [nella foto], di aver assunto “posizioni schizofreniche” sulla vicenda, si legge
“In una democrazia dal sapore tardo peronista, il pensiero differente non è molto amato, ma i Ken che è soggetto politico autonomo ha espresso attraverso il proprio presidente auspici ad una destra che in Europa ha visioni molto più avanzate di quella italiana. Inoltre come già osservavo il primo di luglio, l’aiuto per sconfiggere l’omofobia e la transfobia va sempre ricercato in tutti i rappresentanti politici liberali e socialisti, altro sono invece le aperture incondizionate a personalità con responsabilità di governo che si sono contraddistinte o per omofobia oppure per omertà”
“Una tessera può essere conferita - si legge al termine del post - a chiunque abbia fatto realmente qualcosa di condiviso per i diritti delle persone lgbt, che si chiamasse Pascale, Berlusconi o Renzi, perchè le nostre associazioni non sono e non devono essere lo zerbino di nessuno, ne tantomeno le passerelle per “costruire mediaticamente” carriere politiche sia interne che esterne al movimento lgbt”