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Pasolini

Creato il 30 settembre 2014 da Ussy77 @xunpugnodifilm

Pasolini-ferrara-locandinaUn PPP piatto e poco convincente

Pellicola stratificata, che lavora su più livelli narrativi per raccontare l’ultimo giorno del regista romano, Pasolini non convince fino in fondo e lascia dietro di se strascichi di ambiguità.

È il primo novembre del 1975 a Roma ed è l’ultimo giorno di vita di Pier Paolo Pasolini. Dopo essere stato svegliato dalla madre Susanna, incalzato dalla censura per Salò o le 120 giornate di Sodoma, intervistato dal giornalista della stampa Furio Colombo, Pasolini si recherà in un bar di Roma dove, inconsapevolmente,  incontrerà il suo carnefice.

Non pare un film di Abel Ferrara. Quel suo stile provocatorio e schietto viene inglobato in un film che si perde per strada, che mette in scena qualche pagina dell’incompiuto Petrolio, dell’altrettanto incompiuto progetto cinematografico (Porno-Teo-Kolossal, un kolossal teologico pornograficamente effimero) e qualche stralcio di vita reale (l’intervista con il giornalista Furio Colombo e l’incontro con Laura Betti),  per poi giungere all’omicidio di Pasolini, su quella spiaggia a opera di ignoti.

Pasolini è decisamente una pellicola dolorosa, che cerca la linfa vitale del poeta/sceneggiatore/regista/filosofo senza trovarla. Il film si dimostra incapace di una narrazione fluida, combinando sogno e realtà, riportando fatti, ma dimenticando di coglierne la vitalità, la sofferenza. Difatti Pasolini risulta scombinato e, purtroppo, è evidente l’imbarazzo in cui incappa Abel Ferrara. Il regista non trova il bandolo della matassa, tenta di costruire il film seguendo qualche linea guida del compianto regista, ma purtroppo pecca in modo clamoroso. Dov’è il cinema graffiante di Abel Ferrara? Sicuramente Pasolini si perde nella difficoltà e nel limite di rappresentare l’ultimo giorno. Tuttavia c’è qualcosa da salvare nella messa in scena ed è quel Defoe mimetico, che si mette in gioco e restituisce un’interpretazione degna di nota, una caratterizzazione sofferente, che trova la sua tragica conclusione sulle spiagge di Ostia e nello sguardo sperduto di Pino Pelosi.

Pur evidenziando qualche spunto interessante, si ha la sensazione che il difetto maggiore di Pasolini si trovi nel difficile tentativo di restituire il pensiero di Pasolini e, contemporaneamente, di rappresentare il suo tormento interiore. Ferrara si interroga sul poeta e sulla forma con cui crea, ma il risultato è un biopic povero, incompleto e difficilmente convincente.

Uscita al cinema: 25 settembre 2014

Voto: **


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