Beato Angelico, Resurrezione di Cristo, Firenze, Convento di San Marco
Pasqua. Per un cristiano, la festa più importante dell’anno. Per gli italiani una ricorrenza da passare in famiglia, magari anche una buona scusa per trascorrere qualche giorno lontano da casa. È quello che sto facendo anch’io: le bambine sono piccole, quindi non ho avuto alcuna remora a fargli saltare un paio di giorni di scuola. Per i dipendenti del Commercio… un normale giorno di lavoro.
Sì, Pasqua non fa parte dell’elenco di festività comprese dal CCNL del Commercio, quindi per chi lavora in un negozio questo non è legalmente un giorno di festa, indipendentemente dalla sua fede o dalla sua semplice voglia di trascorrere un giorno in famiglia. Se il negozio decide di rimanere aperto e il dipendente è in turno, lavora. Non c’è modo di dire di no, a meno di chiedere (e ricevere) un giorno di ferie.
In diverse occasioni ho sentito persone dire che in fondo i dipendenti del Commercio sono pagati profumatamente per lavorare di domenica, quindi non dovrebbero lamentarsi. Per dirla chiaramente, io guadagno 2,00 € l’ora in più quando lavoro di domenica, e onestamente ne farei volentieri a meno. Non è una cifra tale da poter cambiare la mia vita, mentre la mia vita cambierebbe davvero se potessi restare a casa con la mia famiglia. Solo che io, come tanti, mi sono trovata di fronte alla scelta fra lavorare anche di domenica o non lavorare affatto. Nessun ricatto da parte del datore di lavoro, ma un semplice dato di fatto: gli orari del negozio sono noti, e chi ci vuole lavorare si deve adattare.
Io a Pasqua non lavoro, le ferie mi sono state concesse. Ma se non sarò in un negozio per lavorare non sarò al suo interno nemmeno per fare acquisti. Tutto quello che devo comprare in questo periodo l’ho comprato prima, o lo comprerò dopo.