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Pasqua 2013

Creato il 01 aprile 2013 da Cultura Salentina

Pasqua 2013

1 aprile 2013 di Dino Licci

©Gianfranco Budano: Gallipoli, riti del venerdì santo

©Gianfranco Budano: Gallipoli, riti del venerdì santo

Quando ero bambino, nella mia grande casa patriarcale, in tempo di Pasqua, arrivava mio zio, mio zio monsignore. Con la sua lunga tonaca nera, col suo breviario ricco di nastrini colorati e misteriose pagine dorate. Una volta provai a contare i bottoni  della sua lunga  tonaca che, partendo dall’alto dei suoi due metri di altezza, scendeva a carezzare le sue lucide scarpe che avanzavano, passo dopo passo, sotto il pergolato ombroso che odorava di sole. Le sue labbra si muovevano al ritmo del vento e la sua andatura ondeggiante, il suo volto severo, lo sguardo dritto al cielo ne facevano una figura ieratica e quest’uomo  di Chiesa portava il mio nome, lui uomo di fede, io campione di laicità. Quando egli veniva  in paese per predicare  nelle Chiese odorose  d’incenso il nome del Signore, per noi era festa grande,  perché riusciva a dare alla festività un significato speciale come quando ci disse di innaffiare dell’orzo con acqua e nasconderlo in penombra  per farlo germogliare. Un’usanza che permane ancora  nel mio paese nativo, che vede le donne pie  adornare i germogli biancastri coi nastrini colorati il Venerdì di passione  e fonderli insieme alle immagini del Signore. Belle tradizioni che permangono ancora ma vi siete mai chiesto perché a Pasqua si usano regalare uova di cioccolata o sode dipinte e incastonate nei pani? lo sapevate che l’uovo è il simbolo del Cristo risorto  e che tale usanza  ha origini che si perdono nella notte de tempi? Il simbolismo dell’uovo  non ha infatti neanche limiti spaziali.

In India, per esempio, ancora oggi si venera  Trimurti, un dio uno e trino dove Brahma è il dio creatore dell’Universo che  garantisce l’ordine cosmico ed è anche il simbolo della saggezza, Vishnu, il conservatore e salvatore, è un dio buono più volte sceso sulla terra per aiutare gli uomini a vivere nella giustizia mentre Shiva è il distruttore, il dio delle guerre e delle tempeste, padre della collera, della paura, delle malattie,  ma anche della forza riproduttiva della natura. Bene, un’antica leggenda che si perde nella notte de tempi, narra che l’artefice supremo  dapprima creò le acque, quindi depose in esse un uovo da cui nacque Brahma che, dopo un anno di letargo, uscì dal proprio guscio dividendolo in due parti  e formando così il cielo e la terra divisi dalle acque degli oceani.

Nell’antica Grecia invece si narrava che in principio era la notte simboleggiata da un uccello che, una volta fecondato dal vento, depose un uovo d’argento nel grembo dell’oscurità. Nacque così Eros dalle ali d’oro, che rese visibile il cosmo fino ad allora nascosto dalle tenebre.

 Nell’antica Roma  l’uovo era, come ancora oggi è, il simbolo della resurrezione, un sepolcro dove riposava il principio vitale in attesa di sbocciare alla vita. Racconta infatti Alfredo Cattabiani,  che nei sepolcri di santa Balbina e santa Teodora in Roma, sono state ritrovate uova di marmo come appunto simbolo di resurrezione e che un tempo, in molti paesi europei, la nobiltà fosse solita scambiarsi uova benedette ma forgiate in oro e argento, incastonate di  pietre preziose, perle ed altri preziosi manufatti.

 Nelle nostre tradizioni,  l’uovo simboleggia il Cristo stesso, anche se l’uovo di cioccolato va lentamente sostituendosi alle uova sode variamente colorate, che i parroci di una volta benedicevano  il Sabato santo, perché fossero poi mangiate la Domenica di Pasqua. E nel pranzo pasquale non può mancare l’innocente agnello secondo un’antica usanza ebraica che ricorda la notte in cui Dio salvò il suo popolo dalla schiavitù:

l’angelo sterminatore passò nelle case degli egiziani uccidendo i primogeniti e passò oltre le case degli ebrei che avevano segnato gli stipiti delle porte con il sangue dell’agnello sacrificato.

Per commemorare questo evento, nel pranzo della Pasqua ebraica, si consumava  l’agnello, tradizione poi ripresa,  purtroppo per gli agnelli, anche dalla religione cristiana.

Ma, alla fine del pasto,  un altro simbolo pasquale è rappresentato dalla colomba,  un dolce spesso impastato con mandorle e zucchero che vorrebbe personificare Cristo stesso o meglio ancora lo Spirito Santo secondo quanto ci ricorda san Giovanni evangelista :

Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di Lui.”

Questi simboli cristiani come abbiamo visto, si mescolano  e sovrappongono a quelli ebraici ma, mentre per noi questa importante ricorrenza  è  Pasqua di resurrezione,  per gli ebrei è invece Pasqua di liberazione intendendosi la liberazione dalla schiavitù  degli ebrei d’Egitto.

Per i cristiani  in particolare, essa indica il  passaggio da morte a vita   per Gesù  Cristo e il passaggio a vita nuova per i cristiani, liberati dal peccato con il sacrificio sulla croce e chiamati a risorgere con Lui. Per un agnostico come me, è simbolo di pace e fratellanza e un dolce ricordo di un’infanzia felice  condita di dolci e canti e processioni e fiori e odore di mandorle amare! Dino Licci


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