Il calendario si dimostra una delle cose più democratiche in questo regime inconcepibile in cui stiamo vivendo.
Quest’anno il 25 Aprile e la Pasqua sono contigui, si spera quasi per un presagio, un augurio. O forse sono un monito.
La Pasqua rappresenta la liberazione dalla schiavitù del peccato, il 25 Aprile rappresenta la liberazione dalla schiavitù del nazifascismo.
In un’Italia dove le colpe, gli errori e gli orrori sono ormai un continuum spazio-temporale, dove il Parlamento e il Governo si sono trasformati in un refugium peccatorum, è sempre più tempo di un risveglio della coscienza nazionale e civile italiana.
Nell’attuale società del controllo, dell’apparenza e della paura, promotrice del dilagare di un nuovo fascismo, dove sempre più i diritti sono calpestati, offesi, cancellati, dove sempre più corpi sono da espellere, punire, abusare, dove la civiltà viene insudiciata e vilipesa, è sempre più tempo di una riscossa contro questi nuovi invasori delle istituzioni, della cultura, dei comportamenti.
E’ sempre più tempo di un riscatto morale contro apologie di reato beffardamente esibite, forti di un’impunità e di una narcolessia generale di durata insopportabile.
Per combattere il dominio nazifascista donne, uomini, giovani, anziani, militari, religiosi, alti, bassi si sono uniti per conquistare la democrazia, il rispetto della libertà individuale e l’uguaglianza e hanno dato vita alla Repubblica e alla Costituzione italiana
Ma gli obiettivi perseguiti da queste persone di diverse estrazioni sociali, culturali, religiose e politiche si possono davvero ritenere raggiunti?
L’uovo è il simbolo universale della vita che si rinnova: quest’anno a Pasqua, aprendo l’uovo, pensiamo invece all’uomo (donna e uomo), espressione reale della vita e commemoriamo il 25 Aprile come una rinascita da una nuova dittatura.
Per una Liberazione laica e cristiana.
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