Il tema di oggi è la reinvenzione della tradizione, quindi al consueto Pasqua con chi vuoi, abbiamo sostituito Pasqua dove vuoi. Ebbene dove andare in una splendida domenica di sole? Stufa delle brume invernali e del lavoro abbiamo deciso di deviare dalle tradizioni e driblare olimpicamente la cucina. Risultato? Una Pasqua un po’ insolita e vegetariana per tutta la famiglia con un brunch in piena libertà. Ciascuno si ciba come vuole. Usciamo di casa tutti insieme, cosa rara ormai che i figli hanno raggiunto l’adolescenza. Come da copione i pargoli ci precedono di qualche centinaio di metri, non sia mai che i coetanei li vedano in compagnia dei genitori matusa. La primavera quest’anno è arrivata presto a Victoria e la fioritura dei ciliegi e di altri alberi volge al termine. Io ritardataria cronica, non ho fatto in tempo a scattare foto decenti quando era l’ora. Il 2015 è stato un po’ complicato, ma speriamo che d’ora in poi il fedele mascarpone, ossia smarphone, ribattezzato in stile culinario dal correttore automatico, mi accompagni in giro per la città e per l’isola.
A poca distanza da casa ci accolgono i fiori e un cielo decisamente azzurro come non vedevamo da un po’. Anche il cane del vicino ne ha approfittato per godersi lo spettacolo.
Facciamo pochi passi ed ecco che ci imbattiamo nel primo ristorante italiano, Il Covo. Il proprietario di origine ligure mi ha spiegato tempo fa che il nome lo ha scelto pensando alle serate passate al Covo di Norest. Non ho idea di come fosse il menù nel famoso locale notturno, ma credo che fosse alquanto diverso. Visto che oggi è Pasqua il French Toast Panettone mi è sembrato fuori stagione. Chissà da quanto tempo ce l’hanno in magazzino quel Panettone che poi fanno saltare in padella imbevuto di uova e latte. Insomma abbiamo tirato avanti, ma uno di questi giorni ci fermeremo anche lì per vedere come si è trasformata la cucina italiana. Per oggi abbiamo altri programmi.
Vicino al centro altre aiuole piene di fiori colorati attraggono turisti e residenti. Ovviamente i miei teenagers disapprovando l’attività fotografica mammesca si sono tenuti a debita distanza. Nel frattempo ne ho approfittato per immortalare un negozio storico,
Per non dimenticarci che siamo in Canada, eccolo lì anche l’alce che ormai un po’ spennacchiata cerca di adescare i turisti in cerca di souvenir da riportare a casa. Altro scatto e altra sgridata da parte del figlio che un tempo non tanto remoto era solito fermarsi ad abbracciare il simpatico peluche.
Proseguiamo la passeggiata e a questo punto, solo la promessa del cibo ci permette di non perdere di vista i ragazi. Siamo quasi arrivati. Ecco l’insegna del ristorante Pagliacci’s.
Chiunque penserebbe di essersi imbattuto in un ristorante italiano, ma la realtà è molto più complessa. Si tratta di un ristorante di ispirazione cinematografica, il cui menù vanta piatti ispirati a film americani ed internazionali, oltre che a opere letterarie che spaziano dal Don Chisciotte all’esistenzialismo, senza tralasciare Hemingway ed altri rinomati autori. Insomma, avete capito perché mi piace. I proprietari, una famiglia ebrea di New York, mostrano un senso dell’umorismo che non lascia indifferenti e unendo citazioni letterarie e cinematografiche hanno creato un menù unico che unisce la tradizione yiddish dei bagel con la cucina di ispirazione italiana ed internazionale. Insomma, una fusion molto piacevole per un brunch di tutto rispetto. Di solito prendo l’egg-istential, ma oggi ho cambiato. Dopo i bagel offerti dalla casa e accompagnati da cream cheese e marmellata di lamponi ho optato per il Cool Hand Luke, forse perché sono nata nello stesso anno del film, forse perché mi andava di prendere una quiche. Non ho colto il nesso tra il piatto e il film, ma sorvoliamo. Magari qualcuno di voi è più perspicace.
I miei figli, molto più cinefili di me, hanno scelto Roman Holiday, una pastasciutta con bacon, parmigiano e altri ingredienti vari, allude alla presenza americana in Italia ed una eventuale colonizzazione della nostra cucina. Il ragazzo avrebbe preferito le lasagne, ma erano finite. Visto che sfiziosi i menù?
I pancake, che noi italiani associamo sempre a Nonna Papera, sono deliziosi. Li fanno con la ricotta e il limone e devo dire che nonostante abbia tentato di prepararli a casa, non ci sono mai riuscita. Sono davvero una delizia, leggeri e saporiti.
La mia quiche era il piatto che più si avvicinava alla torta pasqualina, quindi non ho resistito.
Ecco lì un’altra mano che cerca di impedirmi di fotografare i cibi. Ebbene sì avevo detto di non fotografare mai quello che ho nel piatto, ma l’avevo promesso alla mia cara amica Dear Miss Fletcher e le promesse vanno mantenute.
I ravioli del “Il Postino Always ring twice” coniugano elementi italiani con altri decisamente più yankee, ma il risultato è piacevole. Non so esattamente cosa ci mettano nel ripieno o nella salsa, ma dopo vent’anni all’estero li mangio volentieri, o meglio li assaggio. Notare come vengano serviti con tanto di cucchiaio. Quello noi non lo usiamo, ma il ristorante lo propone, just in case… Le porzioni sono decisamente New York style, più che abbondanti. Sarebbe stato impossibile mangiare anche il dolce. La colomba giace abbandonata sul tavolo dalla sala. Non so se riusciremo ad assaggiarla per cena o rimanderemo a Pasquetta.
Mentre torniamo a casa satolli costeggiando la baia intravvediamo i due battellini che fanno la spola per il centro. E’ ormai iniziata la stagione turistica e così la mia attività creativa. Il letargo invernale è finito.