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Pasquale maglione: dentro il mondo della chitarra

Creato il 19 giugno 2013 da Postpopuli @PostPopuli

 


di Giovanni Agnoloni

 

Pasquale Maglione (da reverbnation.com)

Pasquale Maglione è un brillante ed estroso chitarrista pugliese (ma di origini lucane). L’ho conosciuto in occasione del mio viaggio in Val d’Itria, e ho avuto modo di apprezzarne il talento. Ecco qui la mia intervista.

- Com’è nato il tuo amore per la musica? Quando hai iniziato a suonare?

Il mio amore per la musica è qualcosa di innato. Probabilmente già in età prenatale percepivo la voce di mia madre che cantava le sue canzoni preferite. Sono cresciuto in una famiglia nella quale, pur non essendoci musicisti professionisti, si ascoltava musica quotidianamente. La mia naturale predisposizione fece sì che, alla prima occasione di avvicinamento a uno strumento musicale, ne subissi immediatamente il fascino: Quando avevo circa 10 anni, frequentavo una parrocchia nella quale c’erano dei ragazzi che suonavano la chitarra… Fu amore a prima vista, fin dalla prima volta che ascoltai il suono di quelle corde! Tornai a casa e mi fabbricai una chitarra fatta da una tavola di legno con due chiodi alle estremità ai quali legai una corda ricavata da fili di acciaio, quelli usati per i freni della bicicletta. Su quell’unica corda, senza tasti, suonavo delle semplici melodie a orecchio. Mio padre mi comprò subito una chitarra e mi mandò a prendere lezioni da un maestro. Fu meraviglioso nel cogliere immediatamente la mia passione e permettermi di coltivarla.

- La chitarra è uno degli strumenti più “magici”. Quale, secondo te, il segreto del suo fascino?

Il fascino degli strumenti a corde pizzicate come la chitarra è molto legato a chi li suona. Il tocco di ogni musicista è unico: quell’insieme di colori magici che nascono dal modo in cui si sfiorano le corde, la maniera di dar vita al suono. L’espressività della musica è nel respiro: se riesci a far respirare il suono con te, crei la magia… quella che fa vibrare la tua anima e quella di chi ti ascolta.

- Parlaci del tuo lavoro, che spazia dalla chitarra classica alla chitarra elettrica, e dai pezzi classici al pop e al rock.

La chitarra è uno strumento che si adatta ad ogni occasione. Per maneggevolezza, è lo strumento polifonico preferito da tutti. È versatile, quindi si adatta egregiamente a ogni genere. Sin da bambino ho sperimentato stili diversi, perché amo curiosare, scrutare in ogni luogo. La musica classica è perfetta nella fattura e ci obbliga a non strafare, perché già di per sé è impegnativa: non ha bisogno di altro, è completa! Generi come il jazz, il rock, il pop, hanno regalato anche a coloro che non provenivano da ambienti accademici la possibilità di approcciarsi al mondo musicale. Questi artisti, attraverso il proprio estro creativo, hanno dato origine a opere meravigliose, pur non avendo fatto studi specifici. Ognuno quindi ha potuto esprimere liberamente le proprie idee secondo le proprie possibilità. Personalmente, ho voluto provare tutto. Mi sono diplomato in chitarra classica, poi in musica jazz, ma nel contempo mi sono avventurato negli ambienti più diversi, divertendomi tantissimo e conoscendo tanta gente.

 

Pasquale Maglione 2 PASQUALE MAGLIONE: DENTRO IL MONDO DELLA CHITARRA

da marsalaoggi.it

In occasione della presentazione del tuo libro, ho improvvisato tutto. Questo mi è stato possibile grazie alle diverse esperienze di genere e alla mia mentalità giocosa ed eclettica. Il jazz, ad esempio, è caratterizzato, oltre che dallo swing e dalle armonie complesse, dall’improvvisazione: chi ha maturato lo stile jazz, sa sicuramente improvvisare. Nell’occasione specifica, però, durante le tue letture ero svincolato dal genere. Ho messo in pratica la “mente”, l’approccio del jazzista, ma non il suo linguaggio stilistico. Ho invece “giocato” con melodie ed effetti sonori controllati dinamicamente, per avvicinarmi il più possibile ai contenuti, ai momenti delle letture. Il suono, usato come ausilio alla lettura, deve ricorrere alla discrezione dinamica, alla delicatezza dei colori; deve seguire la voce, ritmicamente, come se la voce stesse cantando.

- Ci puoi parlare del processo di scrittura/creatività musicale? Come avviene?

La creatività musicale è qualcosa di molto complesso da descrivere. Sarebbe come descrivere l’estro, la creatività artistica in generale. Ad ogni modo, l’elemento primo e indispensabile è il possesso di cultura musicale (che non prescinde da quella generale, quella che ci permette di vedere e interpretare la cose del mondo con un approccio emozionale, oltre che scientifico.). Ciò che si tende a comporre è il prodotto di tutto quello che si è assimilato durante la vita, in ogni circostanza. Comporre è parlare di sé, insomma. L’idea può nascere da una sequenza melodica, armonica, ritmica: non esiste una regola. I grandi musicisti del passato avevano un approccio “matematico” per sviluppare le proprie idee; conoscevano bene gli schemi di sviluppo compositivo come quelli della fuga, il canone, il contrappunto, la forma sonata, il concerto, la sinfonia e così via. Applicavano magistralmente queste tecniche alle loro idee iniziali, ottenendo risultati sorprendenti. Ma alla base c’è la bellezza dell’idea: se l’idea è bella, bello sarà tutto il seguito. Non a caso, abbiamo infiniti esempi di bellezza musicale che prescindono da tutto. Infine, ciò che tende a comunicare, a trasmettere vibrazioni, sentimenti intensi, verità, stati d’animo, è qualcosa che giunge sempre al nostro cuore. Spesso l’Arte è una grande richiesta d’aiuto da parte di chi, attraverso le parole, non è riuscito a farsi ascoltare. Essa stessa ci conduce dove non sappiamo, ci trasporta ovunque e sempre, perché ovunque e sempre ci sarà qualcuno disposto a recepirne il fascino indiscreto.

- Progetti per l’immediato futuro?

Per l’immediato futuro, oltre all’attività didattica, che mi regala tantissima gioia, ho alcuni concerti in trio jazz e da solista, e sonorizzazioni di cortometraggi. Amo comporre musiche da film, e mi piacerebbe poterlo fare, in futuro.

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