10 anni fa:
“Fidanzata” da un anno con il mio (ora) marito;
Appena iniziata una scuola di specializzazione post-laurea per quella che non è in realtà mai stata la mia professione, ma che (allora) speravo potesse esserlo;
Ancora piuttosto lontana dall’idea di convivenza e di “casa insieme”, vivevo con “la mia famiglia rimasta”, ancora nella costante e disperata ricerca di colmare quell’immenso buco lasciato da (quasi) 2 anni da mia mamma;
Alla ricerca “matta e disperatissima” di un nuovo equilibrio, di una pace interiore, di una nuova visione della mia vita e di “me-senza-di-lei”;
Vacanze tutti gli anni, preferibilmente Grecia;
Gite in moto, viaggi in moto…moto, moto e ancora moto;
Uscite con amiche, sabati sera sempre a cena fuori, tante cene romantiche in posti bellissimi;
Lampade, palestra un pochino, shopping;
Leggere tanto, scrivere tanto.
Oggi:
Sposata da quasi 6 anni.
Una casa comprata, vissuta e rivenduta dopo 5 anni.
Un passaggio di 2 anni come “ospite” di nuovo a casa della mia famiglia.
La costruzione dal nulla di una nuova casa.
La costruzione dal nulla di una nuova famiglia. La MIA famiglia.
Un lavoro che non ha nulla a che fare con tutti i miei studi, su cui però ho puntato tanto negli anni, che mi ha insegnato tanto, che mi ha dato e restituito tanto…e a cui ora mi sembra (con tanto rammarico e tanto dispiacere) di non riuscire a dar quasi più niente;
Una gravidanza speciale nel mezzo, due gemelli capitati proprio a me, proprio a noi. Proprio a noi due che avevamo paura di far un figlio perché senza alcun aiuto, appoggio o sostegno familiare. Tac, due gemelli. Impara a pedalare, come si suol dire…
Ferie, praticamente più fatte da 5 anni a questa parte.
Spese da affrontare: infinite, tante. Troppe, davvero troppe.
Paure: tante, troppe, infinite.
Cene fuori: quasi mai. Se si esce, si esce la domenica a pranzo, così è meglio per i bimbi (i nostri e quelli dei nostri amici, tutti ormai con figli più o meno coetanei). In posti alla buona ovviamente e tutt’altro che raffinati.
Moto? No comment
Uscite con amiche? Shopping? No comment
Cura del corpo? Un disastro. Dieta assolutamente da iniziare da domani e con serietà estrema. Non aggiungo altro.
Investimenti sulla famiglia? Tutti.
Su me stessa? Pochi.
Sto sbagliando? Probabile. Ma ora sento che questa è la strada giusta.
Siamo io e mio marito. Abbiamo una casa grande, due bimbi piccoli e due lavori. Due rette di asilo nido da pagare, vestiti/scarpe per due da cambiare ogni 6 mesi. Ogni minuto della baby sitter costa. Costa tanto per le nostre tasche.
La scelta che abbiamo fatto? Puntare ora sulla crescita professionale di lui, visto che gli sta capitando l’occasione della vita, che da 10 anni aspetta e si guadagna.
Obiettivo: fare quel salto di qualità lavorativa (e quindi anche e soprattutto economica) che dia respiro a noi e alle nostre vite.
Sacrificio richiesto? Enorme. Ad entrambi. Anche ai bimbi.
Perché lui lavora 12, 13 o anche 15 ore al giorno 6 giorni su 7.
E noi siamo senza di lui praticamente 6 giorni su 7.
Con annessi e connessi.
Non posso prendere ossigeno. Perché il mio ossigeno equivale al “tassametro” della baby sitter che scorre inesorabile. E se devo spendere ulteriori soldi in dada, che senso ha il mazzo che ci stiamo facendo per far tornare i conti, le 15 ore di lavoro, l’obiettivo economico da raggiungere?
Quindi niente ossigeno.
Ho imparato a cucinare, a riciclare la spesa, gli avanzi e a non buttar via niente dal frigo. Anzi, non ho imparato, ma ci sto lavorando sodo.
Faccio torte in casa per non comprare merendine, torte salate e sughi da congelare per non buttare le verdure. Io, che non sapevo accendere un fornello quasi.
Le mie amiche mi dicono che non sono più io. Io che me ne stavo in panciolle sul divano, quando potevo, a vedere un film o a leggere un libro. Ora il mio tempo “libero” è investito in cucina, pulizie, stiro, raccolta giochi e messa in ordine di tutto il delirio che c’è per casa.
Tv? Film? Tennis? Ciao…utopia!
Credo di non conoscere più nemmeno i nomi degli attori di oggi.
Unico lusso ogni tanto: qualche pagina di libro o queste righe del blog quando riesco.
Riflessioni? Mille, costanti. Pensieri ininterrotti.
Risposte? Qualcuna, ma certezze poche.
Avrò fatto le scelte giuste?
Avrò fatto il passo più lungo della gamba? Economicamente intendo.
Questa casa, con tutti i suoi costi, i suoi debiti, le sue spese…sarà un dono per i miei figli, o sarà un sacrificio anche per loro, perché magari ci impedirà ferie, uscite, gite magari x anni?
Gli lasceremo qualcosa? Gli daremo un futuro?
La scommessa su Dodo, la parziale rinuncia alla mia “carriera” per inseguire la sua e per seguire meglio la famiglia…sono le scelte giuste? Raccoglieremo i frutti sperati? Riuscirà a realizzare il suo sogno, che tanto merita?
Avremo più ossigeno un domani non troppo lontano? O avrò sempre questa morsa allo stomaco quando devo fare l’estratto conto e pianificare le spese?
Questa sera vivo di ansia. Passerà.
Ma improvvisamente mi rendo conto che non sono più “figlia”, ma sono “genitore”.
E le mie scelte, le nostre scelte….i miei umori, i nostri umori…le mie paure, le nostre paure…cadono e si riflettono sulle vite e sugli umori dei nostri figli.
Le nostre cavolate ricadono su di loro.
Le nostre “pecche”, economiche, lavorative, e soprattutto educative, saranno parte di loro e del risultato della loro crescita, della loro personalità, della loro serenità, del loro equilibrio.
La loro grande, grandissima sfida, oggi, è riuscire a stare senza il ciuccio.
Ora, solo ora, mi rendo conto di che prova difficile sia per loro.
Ora che a distanza di 7 giorni ancora sembrano turbati e a tratti stravolti per questa cosa, anche se non la nominano quasi mai.
Sono persi, sono smarriti. Sono privi di bussola, di contenimento, di rassicurazione.
E allora regrediscono. Addormentandosi abbracciati a me, come quando avevano pochi mesi. Cosa che poi non facevano più e guai a proporgliela.
Ora mi cercano, mi chiedono continuamente se sono arrabbiata, se sono contenta di loro, se sono bravi, se sono fiera di loro. E nello stesso tempo, picchiano, scalciano, urlano.
Sono arrabbiati e non trovano modo di sfogare la loro rabbia.
Che tenerezza.
E che fatica.
Sono in grado di fare la “mamma” nella loro prima grande sfida? Sono quel sostegno, contenimento, incoraggiamento di cui hanno bisogno?
Considerato poi che il babbo non c’è come vorrebbero, e quindi accusano anche quello…quanto sono capace io di sopperire a tutti i loro bisogni, oggi?
Sto facendo le scelte giuste. Le mosse giuste?
Oggi mi sento una mamma forse ancora più fragile dei suoi bimbi. Mi sento tutto il peso del mio essere mamma sulle spalle. E mi mi sento anche quello dell’essere padre, visto che lui è in parte assente.
Oggi pensare alla spensieratezza di 10 anni fa mi fa quasi male.
Ma prima di andare a letto, mi affaccerò nella loro camera. Vedrò i miei bimbi e mio marito tutti e tre addormentati e sereni. Guarderò i musetti dei miei piccoli campioni, che hanno tanta paura dei lupi e del buio in questi giorni, gli farò una carezza, gli darò un bacio, gli farò sentire che sono lì con loro, nei loro sogni…che la mamma c’è e ci sarà sempre, anche se sbaglia tanto, se urla tanto, se li sgrida tanto.
Andrò a letto più leggera anch’io, almeno un pochino. Almeno fino alle 3, quando mi sveglierò per l’ansia. E da lì a poco incominceranno gli incubi e i lamenti dei bimbi, quindi sarà un continuo andare e venire dalla loro camera. Fino alle 6, quando loro finalmente dormiranno e io invece inizierò a prepararmi per una nuova giornata…da mamma…
Sempre uniti, sempre forti…