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Come spesso mi capita, ho rotte che attraversano luoghi che meriterebbero un po' più della mia attenzione e del mio tempo.
Bomarzo è un piccolo borgo della Tuscia Viterbese, sede municipale di un piccolo comune di circa 2.000 abitanti.
Possedimento degli Orsini dal tardo medioevo all'unità d'Italia.
E' arroccato su di una stretta e ripida lingua di peperino, uno dei bracci più settentrionali delle antichissime colate laviche del complesso vulcanico dei monti Cimini.
La sua figura scura si leva sui crinali verdissimi coperti da boschi, che si affacciano sulla valle del Tevere.
Il paese si trova sulla mia rotta per Viterbo. Dopo aver percorso l'Autostrada del Sole, esco ad Attigliano, e prendo la strada che in pochi tornanti sale al paese.
E' come entrare in un altro mondo. Usciti del campo di battaglia autostradale, tra folli velocità di auto e camion che volteggiano le une attorno agli altri, l'ingresso in paese è una sorta di surplasse.
Con la piccola signora anziana, vestita di scuro come le pareti delle case in parte scavate nel peperino, che uscita dalla bottega, e a piccoli passi, lentamente e con apparente fatica, risale sul marciapiede, e si incammina verso la sua prossima commissione.
Rallento i miei ritmi, abbasso i giri del motore, osservo la signora, le faccio un sorriso quando si volta a vedere chi aveva aspettato pazientemente i suoi tempi, e poi via.
Con il motore mandato di nuovo su di giri, sfreccio tra i castagni, gli olivi e i primi noccioleti del crinale che scende verso Viterbo.
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