Archeologia, antropologia, scienza ed esplorazione per compiere insieme agli spettatori viaggi tra realtà che potrebbero sembrare molto lontane da noi, qualche volta anche crudeli, ma che sono invece il patrimonio che la nostra civiltà non deve dimenticare, o peggio, distruggere.
Il viaggio di questa settimana inizia da molto lontano in Argentina e precisamente in Patagonia dove in un ambiente simile a un deserto sta tornando alla luce una spettacolare foresta fossile, con alberi pietrificati che hanno 150 milioni di anni. Fossili che ci raccontano di un mondo diverso, con un clima caldo umido, foreste rigogliose, alberi enormi, una sorta di Amazzonia preistorica, sopra, volavano gli stenosauri, sotto, in tutto questo spazio verde, tante le creature che la popolavano: dinosauri, mammiferi marsupiali e… tracce di gocce di pioggia lasciate nel giurassico. Poi una catastrofe naturale ha schiacciato tutto e l’enorme vulcano ha ricoperto il paesaggio, una Pompei della psistoria ed è qui che è cominciato il lento procedere della fossilizzazione. Sopra di loro le epoche si sono succedute, poi, poco a poco, sono ritornati alla luce. Un fenomeno interessante e raro, una minuscola porzione di preistoria giunta fino a noi, per essere ammirata e in cui leggere preziose informazioni su un passato che nessun essere umano ha potuto vedere. Una finestra sul tempo aperta ad un gran numero di informazioni sulla storia del nostro pianeta, che permette di ricostruire le antiche forme di vita e di capire come siano cambiate nel tempo le condizioni ambientali.
Infine il programma si inoltra in Indocina o meglio in Cambogia seguendo il corso del mitico fiume Mekong per giungere nell’antica capitale costruita dalla dinastia Khmer nel XII secolo: la città di Angkor. Una fitta foresta con serpenti, tigri, elefanti e sanguisughe che popolavano questa terra e che oggi testimonia all’occidente i fasti di una bellissima città, un sito archelogico di inestimabile valore e unicità. Il re Suryavarman II fece costruire l’immenso complesso sacro in soli 30 anni. Ma fu conosciuto dal resto del mondo soltanto nel 1860 grazie all’esploratore francese Henri Mouhot che così lo descrisse nel suo diario di viaggio: “… eretto da qualche antico Michelangelo… E’ più grandioso di qualsiasi cosa ci abbiano lasciato i greci o i romani, e contrasta tristemente con la situazione selvaggia in cui versa ora la nazione”. Il francese sbagliò la collocazione storica, ritenendo che appartenesse all’antichità, non a torto, dato che l’armonia del Tempio di Angkor è paragonabile all’architettura del classicismo, caratterizzata da una perfezione delle proporzioni che abbraccia i numerosi edifici. Questo immenso complesso religioso, il più grande al mondo, con i suoi templi è oggi la più importante attrazione turistica della Cambogia. Sono una p